Sembra imminente una tempesta solare di notevoli proporzioni.
Tipo quella che si è verificata attorno alla metà dell’800.
Le conseguenze allora furono notevoli ma non drammatiche.
Oggi, invece, sarebbero catastrofiche.
Tutti i satelliti sarebbero accecati, tanto per cominciare.
Gli strumenti informatici diventerebbero inutilizzabili: non si potrebbe più contare su un’energia elettrica continua e uniforme.
Inutile dire che tutti i sistemi di pagamento, di transazioni monetarie, tutti i flussi di danaro diventerebbero irrealizzabili.
And so on.
La cosa potrebbe durare giorni, settimane o mesi.
Il nostro mondo andrebbe in tilt, rischierebbe il collasso.
Che dire?
L’età della pietra non è più solo nel lontano, mitologico passato ma si materializzerebbe dietro l’angolo.
Le conseguenze sui viventi sarebbero drammatiche.
Fine delle cure mediche ospedaliere così come le conosciamo e grandi difficoltà negli approvvigionamenti alimentari.
In breve tempo ci sarebbe una drastica riduzione della popolazione umana, soprattutto nelle aree più sviluppate del pianeta.
Ce ne andremo tutti ad intasare l’aldilà.
Il fatto è che il Sole, come anche la Terra e tutti i corpi celesti, è un organismo vivente, soggetto a mutazioni ed evoluzioni.
Tanto è vero che ha avuto un inizio e avrà una fine.
Noi siamo abituati a considerarlo un faro sempre acceso, uniforme, eterno e indistruttibile.
A confronto con la volubilità umana è un po’ così ma, considerato per sé stesso, in assoluto, è tutt’altra cosa.
È un organismo soggetto ad evoluzioni e cambiamenti.
Dettati dalla sua natura e costituzione, non dai nostri bisogni.
La nostra convinzione è ancora di tipo pre copernicano: pensiamo al Sole in funzione nostra.
Il Sole va per conto suo: noi possiamo solo sfruttarlo e sperare di essere fortunati.
In realtà ci comportiamo come se il Sole fosse eterno, immodificabile e sempre al nostro servizio.
Alla luce di queste considerazioni, non sono le guerre un’espressione di autentica follia?
Dovremmo essere uniti e solidali per fare fronte a tutte le sfide: e invece …
L’ho scritto spesso: noi esseri umani siamo come degli agnellini che lottano tra loro sotto lo sguardo attento di un branco di leoni affamati.
Pensiamo il Sole come un elemento delle stelle fisse.
Non immaginiamo che i ritmi di cui godiamo sono una fortuna da apprezzare giorno dopo giorno.
Pensiamo che il Sole sia al nostro servizio e che tutto ci sia dovuto.
Il Sole è un organismo vivente che ha una sua vita, un’evoluzione propria: noi siamo dei parassiti che, a sua insaputa, ne sfruttiamo i favori e i benefici. (*)
Ma tutto potrebbe finire, anche improvvisamente.
Bernard de Morlay (de Cluny) avrebbe oggi molti più motivi per scrivere il suo De contemptu mundi.
Più che niente, siamo fragili, fragilissimi, in balia di eventi che non possiamo controllare, su cui non abbiamo alcuna possibilità o capacità di influire.
Niente e nessuno, nell’universo, è tenuto a chiedere il permesso a noi.
Forse per questa irrilevanza ‘cosmica’ ci facciamo guerra e ci ammazziamo ogni giorno a migliaia
Come si fa a non definire folle la nostra specie?
Se non fosse che nel nostro infinitamente piccolo siamo infinitamente malvagi al punto da infliggerci l’un l’altro ferite mortali, si potrebbe dire che siamo una specie ‘ridicola’.
Nel senso che presumiamo molto al di là di quelle che sono le nostre capacità, le nostre reali possibilità.
Riusciremo a recuperare un briciolo di saggezza prima della fine?
Per salvare noi stessi e procrastinare il tracollo.
(*)
Il Sole è stato spesso adorato dagli antichi come una divinità
Il faraone Akhenaton della diciottesima dinastia, che regnò nella prima metà del 1300 a.c., introdusse in Egitto il culto del Sole ed eliminò tutte le altre divinità. Si dichiarò egli stesso figlio del dio Sole. Il ‘pantheon’ tradizionale, tuttavia, venne re-introdotto dopo la sua morte.
L‘adorazione del Sole come unico dio fu promossa anche nella Roma imperiale all’inizio del terzo secolo dopo Cristo dall’imperatore Eliogabalo: come tale non ebbe vita lunga e finì con la morte violenta dello stesso imperatore.
Il culto del Sole tuttavia non scomparve del tutto, sopravvisse e si rafforzò nel tempo.
Il cristianesimo ne assorbì delle suggestioni e alcune feste cristiane si sovrapposero alle celebrazioni del dio Sole.
(Valga per tutte l’esempio del Natale cristiano. Pare proprio che Gesù non sia nato il 25 dicembre ma in un altro giorno. Forse anche in un altro periodo. Il 25 dicembre era celebrato come il ‘Dies natalis solis invicti’. I cristiani sostituirono la divinità pagana con il fondatore del cristianesimo ed enfatizzarono la data e il nuovo evento).