NOI NON CI SAREMO

Così hanno cantato i Nomadi e Guccini nella seconda metà degli anni 60.

Facili profeti.

Tra qualche milione di anni (forse anche molto prima) terremoti, eruzioni vulcaniche e movimenti tettonici rivoluzioneranno fin dalle fondamenta la forma e la struttura della Terra.

Senza contare quello che potrebbe arrivare dallo spazio: incontro – scontro con altri corpi celesti …

Certamente le forme di vita tuttora esistenti scompariranno tutte, soprattutto le più evolute.

Forse la vita sopravvivrà in forme primitive, nascosta in qualche anfratto, per ripartire ed evolversi secondo modelli del tutto nuovi: quando si saranno ristabilite le condizioni per la sua esistenza.

Noi, come specie, siamo un accidens, un episodio della vita come tanti altri, come tutti gli altri.

Anzi, visto che siamo invasivi ed estremamente perniciosi, probabilmente saremo spazzati via prima di altre specie.

Anche perché, nonostante la nostra boria, siamo, sotto il profilo strettamente biologico, piuttosto fragili.

Malgrado le tante nostre chiacchiere, abbiamo creato e creiamo continuamente le condizioni ideali per la nostra auto distruzione.

Siamo un vuoto a perdere … and nothing more.

Ma, proprio partendo da queste considerazioni, dovrebbe cambiare il nostro modo di stare al mondo.

Ha senso la distruzione del pianeta?

Hanno senso le guerre?

Che senso ha l’incessante proliferazione demografica che, decennio dopo decennio, peggiora le condizioni di vita di tutti?

Le risorse alimentari e non scarseggiano di anno in anno e per fare fronte ai crescenti bisogni si è costretti a ricorrere a pratiche che deturpano sempre più il pianeta e sfregiano il mondo della vita.

Noi non ci saremo … magra consolazione.

I posteri, se ci saranno, si ricorderanno di noi come delle generazioni irresponsabili, generazioni senza cervello capaci solo di distruggere e di creare le condizioni per la scomparsa della specie dalla Terra.

Cara Greta, non si tratta solamente di adottare delle misure anti inquinamento o di praticare un uso meno dissennato dei prodotti energetici, c’è bisogno di un radicale cambiamento di mentalità, di un nuovo approccio all’esistenza.

L’umanità, così come si è organizzata al presente, non è un ‘vuoto a perdere’, dato che si è sviluppata oltre ogni limite: in tutti i sensi.

E’ sicuramente ‘a perdere’, non però come ‘vuoto’, ma come ‘pieno’.

Il fatto è che noi esseri umani stiamo perdendo la capacità di pensare, di riflettere, di porci in tutta sincerità di fronte ai problemi per cercare di risolverli.

Stiamo vivendo una delle situazioni più pericolose: per le vicende personali e per la storia dei popoli.

Sono frangenti in cui può accadere di tutto.

La mente diventa il terreno delle idee fisse, delle manie e delle ossessioni.

I popoli si lasciano guidare dagli istinti, dall’orgoglio, dalla hybris di onnipotenza.

Gli altri diventano birilli, ostacoli da scavalcare, impedimenti da spazzare via in ogni modo, con ogni mezzo.

Eppure basterebbe poco per sfuggire a questo ‘cupio dissolvi’.

Basterebbe recuperare i pochi valori fondamentali che sono alla base del nostro stare al mondo.

Cercare di vivere tutti nel migliore modo possibile’.

Basterebbe che ci uniformassimo a questo semplice principio.

Ci vuole tanto?