Sì, sono sparito.
Da mesi non digito più una lettera.
Non sono morto, per ora.
Sono stato travolto dagli eventi della vita.
Travolto e portato via da un fiume in piena.
Che non mi ha dato tregua.
Nemmeno per respirare.
Che non mi dà tregua.
Sto rubando qualche minuto al sonno, questa sera, di solito non ce la faccio. questa sera mi sono fatto forza, violenza: per far sapere a chi mi leggeva che non mi sono ‘dato’ di mia spontanea volontà.
Il destino mi ha segnato e portato via.
Vorrei un’altra vita.
Mi piacerebbe anche il 41 bis, anche tris.
Ma non c’è niente da fare.
Devi stare al tuo posto, vivere secondo il ‘dovere’, impersonare esattamente il ruolo che la vita (il destino? il caso? gli eventi? …) ti ha messo davanti.
Tu devi: e non hai alternative.
E poi ci sono anche gli affetti, i legami di una vita i mille lacci e lacciuoli che anni e anni, decenni, hanno filato e teso tra te e i tuoi cari.
Ti trovi avvolto in una ragnatela, fatta di imposizioni morali e di vibrazioni emotive, che non riesci più a districare.
Che non puoi districare.
E forse anche ‘non vuoi’.
Quindi vai e basta.
Dove?
Nessuno può saperlo.
Non vai certo dove ti porta il cuore.
Vai dove ti sospinge tutto ciò che sei stato e ciò che sei.
Bonum certamen certavi.
Cursum consummavi.
Fidem servavi.
L’ha detto l’apostolo.
Io ho combattuto e ancora combatto la mia battaglia: se buona o cattiva non sta a me stabilirlo. Secondo me è quella che io devo combattere. Tanto mi basta.
Ho percorso la mia strada. Se tutta o in parte non lo posso sapere io. A occhio, comunque, ne ho sfangata un bel po’.
Ho conservato la dignità. Ho vissuto in modo da non essere costretto a sputarmi in faccia, guardandomi allo specchio.
Chiudo qui.
Non so se e quando riuscirò a ritagliarmi qualche altro minuto per digitare delle parole.
Mi accontento di queste.
Vorrei sottolineare che questo mio non è un piagnisteo.
E’ una presa d’atto, lucida e doverosa.
Alla prossima (se mi sarà concessa).