E’ il titolo di una canzone di Eugenio Finardi.
Il testo è complesso e anche molto lungo ma, in sintesi, tratta della solitudine esistenziale.
Che si può e si deve superare cercando l’aiuto di chi lo offre, aprendosi a chi, vivendo gomito a gomito, può dare tutta la sua comprensione.
E’ anche il titolo di un angosciante film di Ingmar Bergman: che non tratta solo di solitudine ma pure di malattia mentale, di incomprensione e della difficoltà di vivere rapporti umani soddisfacenti o anche solo ‘normali’.
Lascio stare il film, estremamente complesso e, in certo senso, ‘duro’ da digerire.
E torno alla canzone che racconta delle mille dolorose tappe che possono punteggiare un’esistenza e che spesso spingono le persone a chiudersi in sé stesse in un progressivo isolamento che può essere foriero di tante ‘uscite’ diverse.
In ogni caso c’è sempre la possibilità di aprirsi, di trovare qualcuno pronto ad ascoltare, a capire, perfino a dare una mano.
A volte basta soltanto fare il primo passo.
E’ difficile ma ci si può riuscire.
Francamente poche volte in vita mia mi sono sentito completamente solo: sia perché sono sempre riuscito a trovare qualcuno pronto, non dico a darmi una mano, ma almeno ad ascoltarmi.
Quando ci si sente soli, l’ascolto diventa fondamentale: spesso è ciò che basta per superare la chiusura dell’orizzonte. In fondo, contrariamente a quanto canta Celentano, volendolo un ‘prete’ per chiacchierare lo si trova. ‘Prete’ sta per persona disponibile.
‘Se ti senti solo vieni da me’, canta Finardi.
E poi contro la solitudine aiuta anche il bagaglio culturale personale: il mondo che noi sintetizziamo con il termine ‘letteratura’, le poesie, i romanzi, le biografie …
E c’è la filosofia, ci sono le arti, la musica …
E gli animali: un cane o un gatto a volte possono dare quello che gli umani non sanno, non possono o non vogliono dare.
Io, invece, a volte mi sento stanco, infinitamente stanco: si tratta non solo e non tanto di stanchezza fisica ma, soprattutto, di spossatezza psicologica.
L’una e l’altra, insomma.
Che fare in questi casi?
Nessuna delle persone che ti stanno intorno ti possono dare le forze che hai esaurito.
Niente puoi attingere dalle arti e poco puoi avere anche dagli animali domestici.
Potresti ricorrere a dei farmaci: vi sento già che me lo state suggerendo.
Non ho mai cercato evasioni attraverso le sostanze chimiche e non credo alla loro azione miracolosa nemmeno in questi frangenti.
Capisco che potrebbero aiutare ma so che il loro effetto sarebbe temporaneo e che per averne un aiuto reale e continuato dovrei protrarre la loro assunzione nel tempo. Ne dovrei diventare schiavo, in un certo senso. Cosa che mi ripugna e che rifiuto.
Che fare?
‘Se ti senti solo vieni da me’.
E se ti senti stanco, infinitamente stanco, da chi vai?
Dove vai?