Il NON-DETTO (28-01-2023)

Quante cose pensiamo, che non diciamo.

Quante ne vorremmo dire, che invece tacciamo.

Quante ne diciamo, che poi vorremmo non aver mai detto.

Nessun’altra nostra prerogativa è legata al rapporto con gli altri quanto il linguaggio.

È più facile pentirsi per ciò che si è detto: le parole a volte sono macigni che colpiscono e distruggono indiscriminatamente.

I loro effetti ci stanno sotto gli occhi e a volte ne paghiamo le conseguenze per anni.

Più sottile e difficile da indagare è il non-detto.

Non provoca i disastri del linguaggio ma sa essere, ugualmente, perfido e doloroso

Il linguaggio parlato ha una sfera di influenza più ampia, colpisce chi ci sta vicino ma può anche arrivare a investire e danneggiare soggetti che ci sfiorano solo superficialmente.

Il non-detto, in genere, ferisce i parenti, coloro che fanno parte della cerchia degli amici più stretti, perfino le persone più intime.

Non riconosciamo un pregio evidente, per esempio, o non esterniamo un affetto, un attaccamento che pure proviamo nell’animo.

Le cause di questi comportamenti possono essere diverse: a volte non dipendono da scelte volontarie ma da particolari caratteristiche della personalità.

Tanto è vero che soffre la persona che si aspetta qualcosa da noi ma ci angosciamo anche noi che vorremmo partecipare e che invece seppelliamo tutto nell’animo.

La soluzione sembra facile: basterebbe incoraggiare a parlare chi ha da dire, e a manifestare chi nutre certi sentimenti.

In realtà le cose non sono così semplici: niente è elementare per noi umani.

Per sbloccare le situazioni bisogna sempre essere in due: chi ha da dire o da dare e chi sente di dover ricevere.

Bisognerebbe che chi si aspetta un riconoscimento o una manifestazione non se ne stesse rintanato nei suoi accampamenti ad aspettare ma si aprisse in qualche modo cercando così di favorire le esternazioni.

Perché se è vero che soffre chi non si sente riconosciuto è altrettanto vero che sta male anche chi sente di dover pronunciarsi e non riesce a farlo.

Soprattutto se si è uniti da sentimenti veri e profondi.

Il non-detto va detto e i sentimenti vanno manifestati: per non soffrire inutilmente.

Se poi la persona cui noi dovremmo indirizzare i nostri positivi sentimenti viene meno prima di ricevere le nostre esternazioni allora rimane il rimpianto, l’inconsolabile rammarico.

Non ci sarà più modo di rimediare e quel non-detto resterà dentro di noi vita natural durante.

Ecco, questa riflessione potrebbe spingerci a fare il passo, anche contro la nostra volontà o il carattere poco espansivo.

Perché il non-detto può diventare un rovello implacabile che mette a rischio la pace interiore.