2872 (16-12-2022)

Raffaello Cortina ha pubblicato un libro di Telmo Pievani e Mauro Varotto intitolato ‘Il giro del mondo nell’Antropocene’

Si tratta di una prefigurazione di quello che potrà essere il pianeta Terra nel 2872.

Perché questa data?

Nel 1872 Jules Verne scrisse ‘Il giro del mondo in ottanta giorni’: ipotizza che un gentleman inglese, Phileas Fogg, con il suo aiutante, Jean Passepartout, per vincere una scommessa si mettano in viaggio per realizzare il giro della Terra in 80 giorni.

Pievani e Varotto immaginano di compiere la stessa impresa 1000 anni dopo, nel 2872 appunto.

Descrivono quali potrebbero essere le condizioni del nostro pianeta in quella data. Soprattutto se, a partire dai nostri giorni, l’umanità non saprà (non vorrà) invertire la rotta, cambiare decisamente i suoi comportamenti. Se non riuscirà, cioè, ad adottare delle misure concrete ed efficaci capaci di ridurre il suo impatto negativo sull’ambiente.

Le conseguenze più evidenti ed eclatanti riguardano l’innalzamento del livello delle acque dei mari e degli oceani.

Intere aree dell’Italia, per esempio, andranno completamente sott’acqua di parecchie decine di metri: la pianura padana, in primis ma anche molte altre zone rivierasche su e giù per la penisola.

Il fenomeno non riguarderà solo noi, naturalmente, ma coinvolgerà tutta l’Europa e l’intero pianeta.

Spariranno i Paesi Bassi, vaste aree dell’Inghilterra, della Francia e della Germania: il mar Nero si allargherà fino ad invadere ampi territori della Bulgaria, della Romania, dell’Ucraina e della Russia.

Il Bangladesh con estese regioni dell’India saranno invasi dalle acque: stessa sorte toccherà all’Australia e alla Nuova Zelanda.

Per non parlare dell’Indonesia e delle numerose isole che punteggiano l’oceano Pacifico.

Sarà tutto vero?

Nessuno può dirlo.

Anche perché non vengono presi in considerazione vari altri fenomeni negativi che potrebbero accelerare quelle situazioni.

Penso per esempio all’esplosione dei vulcani, all’impatto con qualche corpo celeste o, più realisticamente, ad una guerra totale tipo quella che viene adombrata anche nei nostri giorni.

Che cosa pensare? Che cosa fare?

Di fronte a tutte queste considerazioni a mio avviso molto poco peregrine, si possono tenere diversi atteggiamenti.

Si può cercare di fare qualcosa, per esempio, nella speranza che basti ad evitare le conseguenze più negative.

Ci si può anche girare da un’altra parte, fare finta di niente, vivere come se la cosa non ci riguardasse e affidarsi allo stellone: è quello che stiamo facendo.

Intanto Putin non trova di meglio che portare una guerra feroce in Ucraina e Biden, con i suoi alleati inglesi (+ NATO) è impegnato in mille altri conflitti per salvaguardare il suo potere.

Venendo a noi è sotto gli occhi di tutti quello che sta succedendo nel Parlamento europeo: i nostri rappresentanti, che nei confronti della Russia si pavesano come i primi della classe in fatto di morale, sono in realtà impegnati a rimpinguare i loro personalissimi, ‘materialissimi’ patrimoni. Quasi che tutti i benefici e le prebende di cui già godono fossero carta straccia.

Quanto a noi italiani riporto solo questa frase di Vittorio Feltri: ‘mi candido alle regionali, può essere un’esperienza divertente’. Non va in Regione per curare gli interessi e occuparsi dei bisogni dei cittadini che lo votano, ma per divertirsi.

Queste sono le nostre guide, a livello planetario e in ambito casalingo.

La metafora che mi viene regolarmente in mente (e di cui ho più volte abusato) è il dipinto di Bruegel: i ciechi che guidano e conducono altri ciechi.

Sic stantibus rebus di che cosa abbiamo bisogno?

Di tanta buona fortuna.

Ma è troppo poco.

È tutto quello che vedo, al momento.

Naturalmente spero di sbagliarmi su tutta la linea.

(Una chance ce l’avrebbe l’umanità: se riuscisse a trasformarsi in comunità. Passare cioè da un’accozzaglia di entità una contro l’altra armate (quale essa tuttora è) ad un soggetto multiforme ma coeso: tutto compreso dell’unico destino comune che tutti sovrasta).