TALK SHOW (09-11-2022)

Da tempo immemorabile non guardo più nessuno dei cosiddetti Talk Show.

Già il fatto che lo scambio di idee venga chiamato ‘show’ la dice lunga sulla natura di queste trasmissioni.

Ne ho seguita qualcuna all’inizio, al loro primo debutto sulla scena televisiva, poi solo brani, minutaggio, tanto per controllarne l’evoluzione, per vedere se per caso fossero cambiati.

Devo constatare che sono sempre gli stessi, forse anche un po’ peggiorati, se mai fosse possibile.

A che cosa servono?

Non l’ho mai capito.

Non certo a veicolare informazioni.

Meno che mai a formarsi delle opinioni.

Servono ai partecipanti per mettere in luce la loro destrezza, l’abilità oratoria, la prontezza nelle battute, il dinamismo dialettico, la freschezza della propria verve, l’istinto predatorio, la pulsione ‘omicida’ (metaforica ma corposa) …

Per questo sono ‘show’, uno spettacolo.

Per questo raccattano un certo pubblico.

Ascoltatori che, in buona parte, non sono in cerca di idee ma sono semplicemente assetati di ‘grandguignol’.

I problemi? Possono aspettare.

Le riflessioni? Passate di moda.

Non è più tempo di intellettuali ma di galli da combattimento.

Li si introduce nell’arena, li si stuzzica quel tanto che serve e la zuffa è servita: con grande soddisfazione dei protagonisti, dei gestori delle reti televisive e anche di quegli spettatori che apprezzano le lingue taglienti e le volgarità

In realtà, più che TALK SHOW, dovrebbero chiamarsi SCUFFLE SHOW o BRAWL SHOW.

Spettacoli di baruffe, di risse, di tafferugli.

Sarebbe tutto più veritiero e chiaro.