È di questa mattina la notizia, sono di questa mattina le immagini, la solita notizia, sempre le solite immagini: nelle Marche sono esondati dei torrenti che hanno trascinato nella loro corsa fango, alberi e detriti vari.
Hanno invaso strade, case e fabbriche accatastando automobili, arrivando fino al primo piano delle abitazioni, provocando morti, feriti e dispersi.
Una novità?
No.
Come ho appena scritto, si tratta, in realtà, della solita storia che periodicamente si ripete.
Le emergenze del nostro Paese sono note, vorrei dire secolari.
Dissesto idrogeologico, incuria del territorio, terremoti e vulcani.
Sempre la solita storia: che è stata ulteriormente ingigantita e aggravata dai mutamenti climatici.
I politici parlano solo di questi ultimi, come se fossero la causa di tutto. E dato che sono arrivati solo da qualche anno si presentano come imponderabili e incontrastabili.
Con buona pace di tutti.
Di fatto le cose non stanno esattamente così: questi cambiamenti si sommano e sovrappongono a storture e dissesti attivi da decenni, se non da secoli. Nessuno ha mai affrontato di petto i gravi problemi del nostro Paese. Che si sono mantenuti intatti nel corso del tempo e, in mancanza di un qualsiasi serio provvedimento, si sono ulteriormente aggravati.
Il clima ha solo messo a nudo ed enfatizzato l’incuria e l’abbandono dei territori.
I politici di che cosa parlano?
Delle centrali nucleari, dei rigassificatori, del ponte sullo stretto, dei soldi elargiti dalla Russia ai partiti … e, naturalmente, pur in campagna elettorale, hanno accordato uno spazio abnorme alla morte della regina e ai suoi funerali. Tanto per distrarre, per mettere la sordina alle urgenze.
E così, ogni volta che piove viene giù tutto, se si scatena un terremoto crolla tutto, se il sole picchia per mesi brucia tutto.
Adesso si fa un gran parlare di questo PNRR (finalmente un bell’acronimo anche noi, in omaggio all’inveterata moda anglosassone): una ventata di miliardi da investire nel miglioramento delle infrastrutture del nostro Paese.
Qualcuno ha sentito che una parte consistente di questi finanziamenti vengano investiti per incanalare torrenti, costruire invasi, mettere a norma antisismica città e paesi, bonificare boschi, proteggere le spiagge, mettere in sicurezza le montagne?
Non mi pare.
Sembra ormai evidente che quei soldi verranno distribuiti a pioggia, un po’ qua e un po’ là, per tappare un buco o abbellire un set. Oltre al rivolo non indifferente che si perderà nelle maglie della burocrazia o, peggio, finirà in tasche private.
Alla fine dei ritocchini e dei restyling?
Il grosso delle emergenze resterà intatto al suo posto, in attesa della prima inevitabile calamità.
Continueremo come sempre a confidare nello stellone che a volte ci ha protetti altre volte ci ha voltato le spalle. Com’è inevitabile che sia.
I politici?
Torneranno ad imprecare contro la sorte avversa, a prendersela con il ‘Tempo’ e con il pianeta: solleveranno polveroni per nascondere le loro responsabilità.
Il PNRR?
Un monumento ingombrante da abbattere al più presto come le statue di Lenin o di Stalin nell’ex URSS e, comunque, da seppellire nel dimenticatoio.
E poi tutto come prima, come sempre.
E avanti con il circo mediatico delle imprecazioni e delle lamentazioni: per ispirare compassione e solidarietà.
Che, però, suscitano anche pena e rabbia.
(Senza contare che questo ‘colpevole’ sfacelo danneggia enormemente il turismo, l’unica vera industria nazionale).