Non mi piace la parola ateo.
Nel suo significato originario, greco, mi va bene: c’è la parola Dio preceduta dall’Alfa privativo. Si tratta quindi di una persona che prescinde da Dio, che non riesce ad ammetterne l’esistenza visto anche che non si può dimostrare.
Nella nostra cultura, tuttavia, questo vocabolo ha assunto una valenza negativa: sta ad indicare qualcuno che si batte contro Dio, che è in guerra con i credenti e che opera per distruggere tutto ciò che ha a che fare con la religione.
Questa non è la mia posizione: semplicemente io non riesco a credere nell’esistenza di Dio ma rispetto chi lo fa. E d’altra parte, come potrei combattere contro qualcuno di cui non riesco a dimostrare l’esistenza?
So che le religioni, nella storia dell’umanità hanno provocato immani sofferenze e autentici macelli ma so anche che, soprattutto in epoca contemporanea, molti credenti impegnano sé stessi e la loro vita a favore dei loro simili, soprattutto dei più sfortunati e disgraziati. Non sta quindi a me tirare le somme ed emettere verdetti.
Tornando a bomba, il termine ateo continua a non piacermi: preferisco agnostico, al limite, oppure non credente.
Capisco Odifreddi e il suo impegno contro ogni forma di oscurantismo ma non condivido la sua ‘lotta continua’ contro tutto ciò che ha a che fare con la religiosità.
E non saprei se la continua interlocuzione di Scalfari con gli ultimi papi nascondesse un dubbio di fondo, quasi una paura dell’ignoto che non riusciva a decifrare: qualcosa che, nonostante il suo dichiarato razionalismo, non riusciva a dominare.
Si dice del resto che anche l’anticlericale Camillo Benso conte di Cavour in punto di morte abbia fatto chiamare il prete.
Rispetto a questo fatto sono abbastanza tranquillo e credo proprio che non mi succederà. Non credo in Dio e anche esistesse non temo il suo giudizio. Nessuno che si sia comportato da vero uomo e abbia cercato non solo il bene suo ma anche quello dei suoi simili può temere alcunché.
È chiaro che gli esseri umani non sono dei e, in quanto esseri limitati, sono soggetti a sbagliare. Nessuno può chiedere loro di comportarsi come dei, nemmeno Dio. Perciò se un essere umano si comporta da essere umano, sbagliando ma cercando sempre di rispettare sé stesso e i propri simili, non ha nulla da temere. Nemmeno l’eventuale giudizio di un’ipotetica divinità.
Sono sempre rimasto sconcertato e colpito dai comportamenti di quelli che si dicono credenti, per non parlare dei ‘consacrati’. Costoro credono in Dio, mettono pure in atto molte delle pratiche previste dalla loro religione ma poi pensano solo a sé stessi, perseguono sempre fini ‘privati’, si disinteressano totalmente degli altri, quando non fanno loro del male.
E non mi riferisco solo a quei credenti che scatenano le guerre, che sparano bombe, che ammazzano all’ingrosso nel mucchio, che costringono milioni di persone ad una vita di stenti e sofferenze, che per la loro bramosia di potere procurano la morte a legioni di loro simili.
Penso anche a coloro che, nel loro ‘piccolo’, nella loro esistenza quotidiana, seminano cattiverie gratuite, coltivano odi rigogliosi, per realizzare il loro particolare benessere non esitano a calpestare i propri simili, non battono ciglio nel vedere gli altri esseri umani nell’indigenza e nella sofferenza.
Ecco, io mi sono sempre chiesto come fanno queste persone a professare una fede, a credere in un Dio giudice ultimo delle esistenze.
Non riesco a capire come facciano a tacitare le loro coscienze, a mettere la sordina a quel Dio in cui credono e di cui dovranno affrontare il giudizio.
Come fanno? Rimane per me un mistero.
L’unica spiegazione che so darmi è questa: la loro fede è solo esteriorità, flatus vocis. Dio non c’entra niente. È solo un paravento, un prêt-à-porter che si indossa per farsi belli.
Allora qualcuno potrebbe dirmi: ‘di fatto non sono credenti, sono come te’.
‘No, miei cari, saranno anche credenti fasulli ma sempre tali si professano. Sono vostri, teneteveli e convertiteli, se ci riuscite. Io non sono credente, non credo nell’ultraterreno ma vivo dei valori: che si chiamano rispetto, solidarietà, condivisione. Quei ‘credenti’ non coltivano alcun tipo di valore: professano la fede e sono osservanti delle pratiche religiose. È ‘roba’ vostra.’
(Forse sperano che ad attenderli ci sia un Dio amicone, che chiude un occhio e magari anche tutti e due e che li perdona con una pacca sulle spalle. Per parte mia auguro loro di trovarsi al cospetto del Dio dell’Antico Testamento, perché così, almeno alla fine, avranno ciò che meritano).