IL SENSO DELLA VITA (29-07-2022)

‘Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,

silenziosa luna?

Sorgi la sera, e vai,

contemplando i deserti; indi ti posi.

O greggia mia che posi, oh te beata,

che la miseria tua, credo, non sai!

Quanta invidia ti porto!

O forse erra dal vero,

mirando all’altrui sorte, il mio pensiero:

forse in qual forma, in quale

stato che sia, dentro covile o cuna,

è funesto a chi nasce il dì natale.’

 

Alcuni versi tratti da ‘Canto notturno di un pastore errante dell’Asia’ di Giacomo Leopardi.

Poesia intensa, amara, drammatica e definitiva.

Più che un testo poetico sembra un breve trattato filosofico.

Che stimola alla riflessione.

Che lancia interrogativi.

Non so se aspetta risposte, sicuramente spinge a cercarne.

Già, il senso della vita…

Forse, come rileva il poeta, la differenza più grande tra gli animali (e le piante) e noi consiste nel fatto che, loro, non si pongono quel genere di domande.

Da qui la loro felicità.

Io non so se gli animali (e le piante) non si pongono questo tipo di interrogativi: quando osservo certi mammiferi superiori, e incrocio per esempio lo sguardo di un elefante, di un leone a riposo o di un gorilla, mi vengono dei dubbi in proposito.

In ogni caso, sia come sia, è questione che non possiamo risolvere.

È certo che noi ce li poniamo: non tutti gli esseri umani, forse, ma una buona parte sì.

Non si interrogano sul senso della vita tutti coloro che vivono al limite, che fin dalla nascita sono impegnati a lottare per la sopravvivenza, coloro che a partire dalla loro fanciullezza devono correre lo slalom mortale fatto di malattie, di miseria e di sofferenze.

In quelle condizioni non ha senso chiedersi che senso ha la vita perché la vita è una conquista, una lotta che richiede l’impiego di tutte le energie, che non lascia spazio né tempo per alcun tipo di riflessione problematica.

Noi che ci interroghiamo, che risposta diamo?

Forse i credenti sono facilitati in questo tipo di compito, finché la loro fede è salda: quando vacilla ci vengono a tenere compagnia.

Le risposte che si possono dare, dipendono anche dal periodo storico: il nostro, con tutti gli accadimenti in corso, non induce certo all’ottimismo. Non spalanca chissà quali prospettive.

Davvero siamo condannati a sottoscrivere le ‘tetre’ conclusioni di Leopardi?

In alternativa credo si possa contare sulla speranza, sulla fiducia e nel fare, nell’operare.

Sperare non costa nulla e tutti possiamo trovare validi motivi per sperare in qualcosa di positivo. Nonostante tutto.

Coltivare la fiducia nei nostri simili: siamo consapevoli che su molti non possiamo contare ma siamo anche certi che ci sono persone di sicuro affidamento, che remano nella nostra stessa direzione.

Fare, operare, realizzare qualcosa di funzionale e utile per noi e per gli altri: sgombra la mente dai cattivi pensieri, appaga la nostra autostima, ci mette in contatto con la parte migliore dell’umanità.

L’alternativa?

Non porsi mai domande sul senso della vita.