Nel 1509 Erasmo da Rotterdam ha scritto ‘L’elogio della follia’ (Moriae encomium) una sorta di pamphlet semiserio che poi ha pubblicato nel 1511.
La follia di cui tratta Erasmo è, propriamente, uno sguardo acuto, disincantato e irriverente sulla realtà del suo tempo.
La ‘follia’ è soprattutto ricerca della felicità, nuda e cruda, al di là dei paludamenti imposti dalle convenzioni sociali e delle dichiarazioni di principio.
Re, principi, cardinali, monaci e popolani: ognuno a suo modo insegue questa felicità terrena e materiale.
Nell’ultima parte del testo la ‘follia’ diventa una critica feroce delle istituzioni ecclesiastiche del suo tempo, in particolare di quelle dedite all’interpretazione capziosa delle verità del cristianesimo e alla repressione delle posizioni considerate poco ortodosse.
A dirla tutta la follia di Erasmo potrebbe essere interpretata come una forma di vera, autentica saggezza.
La follia cui voglio accennare io è invece una forma di vera e propria pazzia, quasi una malattia originaria dell’essere umano, una tabe per usare una terminologia carducciana: una sorta di coazione a farsi del male, l’istinto di morte’ di freudiana memoria.
È una irrefrenabile pulsione all’auto distruzione, una potente molla irrazionale che condiziona i comportamenti di quella specie che si considera la più razionale di tutte.
Infatti, che cosa facciamo, al di là delle buone intenzioni?
In un mondo sovrappopolato di umani continuiamo a procreare; mettiamo le nostre energie e le nostre risorse nell’industria delle armi; inquiniamo l’ambiente senza alcun limite; non sfruttiamo le nostre conoscenze per difenderci dagli eventi ambientali più disastrosi (terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami …); tolleriamo che una parte consistente di nostri simili viva nella miseria, nelle malattie, nello sfruttamento più duro …
E tutto questo mentre le condizioni della casa che abitiamo peggiorano sempre più.
Stiamo chiudendo la nostra atmosfera in una cappa irrespirabile; il clima induce cambiamenti terrificanti – negli oceani, nelle montagne, nelle coltivazioni … – e modifica velocemente le nostre condizioni di vita; virus, batteri e, più in generale, il mondo degli insetti attenta sempre più pericolosamente alla nostra sopravvivenza …
Dovremmo unirci in una vera comunità, noi esseri umani e stringere un patto tra di noi: per garantire a tutti una vita dignitosa, per far fronte alle sfide micidiali che l’ambiente ci tira tra i piedi.
Non lo facciamo.
Perché?
Semplice: a causa di quella vena di follia che ci caratterizza ineluttabilmente, forse più ancora della tanto decantata ‘ombra’ di razionalità.
Siamo vittime dell’esaltazione inventata dal trio Socrate-Platone-Aristotele: ‘l’uomo è un essere razionale’.
Non hanno affermato che gli esseri umani hanno anche un briciolo di razionalità, ma che sono esseri razionali. Tout court.
Anziché inebriarci delle teorie sulla bontà originaria della nostra specie elaborate da Rousseau, dovevamo meditare sul ‘male radicale’ teorizzato da Kant (versione filosofica del biblico peccato originale?).
Invece, convinti di essere degli ‘animali razionali’, non abbiamo tenuto a bada l’istintualità e non ci siamo accorti che a guidare i nostri comportamenti è in realtà la follia, quella veramente folle, esiziale e auto distruttiva.
Al punto che, oggi, non sappiamo se saranno gli eventi legati alle trasformazioni del pianeta che ci ospita (o a qualche altro accidente extra terrestre) a decretare la nostra fine o se saremo noi stessi a provvedere – prima – alla bisogna.
Un bell’interrogativo di cui probabilmente io non vedrò l’epilogo.
Ma, a suo tempo, chi vivrà vedrà.