DRAGHI (fine) 21-07-2022

Non è certo stato il ‘mio’ Presidente del consiglio e tuttavia devo riconoscere che, considerate le condizioni in cui viviamo – storiche e contingenti – era forse la persona più adatta ad interpretare quel ruolo.

Questo è tanto più vero se consideriamo le capacità medie della nostra classe politica (che proprio ieri, in occasione del voto di fiducia, ha messo in mostra tutta la sua inefficienza, vacuità e impotenza).

C’è una fetta consistente di questa classe politica, in particolare di quella parte che si colloca all’opposizione, che continua a chiedere di andare al voto: come se il Parlamento in carica non fosse espressione di un voto popolare.

Adesso lo avrà il voto, visto anche che i parlamentari hanno raggiunto la quota di legislatura per far valere il periodo alle spalle come vitalizio: ma stiamo certi che, se queste forze politiche non otterranno con le prossime elezioni i risultati sperati, passato il primo anno di legislatura, ricominceranno il refrain del voto.

Il centrosinistra, quando è stato al potere, non ha mai fatto cose strabilianti; lo stesso dicasi dei vari governi tecnici che si sono succeduti (ci hanno salvato dall’abisso, a quanto dicono); ma i governi di centrodestra che con Berlusconi hanno esercitato il potere per anni e anni, quali provvedimenti memorabili hanno varato per il bene dell’Italia?

Personalmente ricordo soltanto il rafforzamento di Mediaset.

Se questo basta agli italiani ben venga il voto.

Draghi è certamente legato a doppio filo con il potere USA, è un esponente qualificato del mondo della finanza internazionale nelle cui fila ha militato per anni (nel cui grembo opera anche suo figlio) e, naturalmente, ha tante altre macchie e difetti che sono stati ampiamente illustrati anche nel corso dell’ultimo dibattito parlamentare sulla fiducia.

Ma la sua colpa più grave, a mio giudizio, è quella di non essersi fatto garante degli interessi di Berlusconi.

Che non si è fidato e vuole tornare ad auto tutelarsi in prima persona.

Ci si chiederà: davvero siamo ancora a questo punto?

Credo proprio di sì.

Berlusconi ha inventato un populismo trasversale pro domo sua che ha infettato buona parte della politica italiana e del management di Stato.

Qualcosa per cui non è ancora stato inventato un vaccino e da cui sarà arduo guarire.

Secondo me Berlusconi sta aspettando che compaia nella scena un suo abile e fidato successore onde perpetuare il suo sistema.

Le gangrene sono tra le patologie più insidiose da curare e da vincere.

Il popolo italiano se n’è fatto allegramente infettare: adesso se la godrà per i decenni a venire.

È chiaro che Berlusconi si sente più garantito dalla pulzella Meloni che non dall’indisponente Draghi.

Ecco una delle letture possibili della crisi politica in corso.

Viziata di anti berlusconismo programmatico?

Può darsi.

Irrealistica e infondata?

Non più di altre.

Forse non esistono in Italia una forza politica e dei leader votati unicamente al conseguimento del bene comune.

Esiste certamente un leader ‘potente’ che persegue in ogni modo e con ogni mezzo i propri interessi di parte.

Da decenni ormai siamo a questo punto.

Fino a quando?