Dal latino ‘vacare’, essere libero, diventare ‘vuoto’.
Infatti, si parla di vacanza anche quando viene meno una qualche autorità e si rimane in attesa del sostituto.
‘Sede vacante’ si dice quando morto un papa o un re si resta in attesa del successore.
Quanto a me, mi pare di non essere fatto per le vacanze.
Non riesco a sentirmi vuoto, ad essere vuoto.
Che cosa vuol dire essere vuoto?
Liberarsi di tutti i propri interessi, dimenticare tutte le acquisizioni accumulate nel corso degli anni, sentirsi praticamente una tabula rasa.
Ebbene, non ce la faccio.
Posso fare qualcosa di diverso, incontrare persone mai viste o ritrovarmi con vecchi amici: questo sì, con vero piacere.
Ma starmene delle ore in spiaggia solo a prendere il sole o trascorrere le giornate impegnato solamente a fare niente, questo no, è più forte di me.
Mi annoierei a morte, rischierei di essere sopraffatto da cattivi pensieri, di cadere in preda di qualche incubo.
La nostra mente, infatti, non tollera il vuoto: liberarsi delle tradizionali occupazioni equivale a lasciare libero il campo a qualcos’altro.
Si tratta di scegliere il contenuto.
Di fatto quasi nessuno sceglie il vuoto totale, ammesso sia possibile.
L’industria delle vacanze ha proprio questa mission: offrire contenuti alternativi a chi è in cerca di distrazioni.
Il fatto è che a me non piacciono la maggior parte delle proposte, non mi soddisfano, mi risultano quasi più inaccettabili del vuoto.
D’altra parte, che cos’è poi questo vuoto, questa privazione di tutte le abituali occupazioni?
Vuol dire restare completamente soli con sé stessi, occupare il tempo attingendo solamente e semplicemente alla propria storia, alla propria intimità.
È chiaro che se la tua storia è solo un rosario di banalità e la tua intimità, di fatto, non esiste, rischi seriamente di cadere nelle grinfie di qualche incubo, di lasciarti andare a qualche efferatezza, di strappare quel tuo fragile ordito sociale fatto, appunto, di niente.
Infine: non mi sogno certo di contestare la civiltà dello sballo che, tra l’altro, dà da mangiare a milioni di nostri connazionali e soddisfa le esigenze di folle di consumatori.
Chiedo soltanto di poter continuare a ‘vacare’ leggendo, pensando e scrivendo, magari viaggiando o colloquiando con i vecchi amici.
Mettendo in pausa, se possibile, le preoccupazioni ordinarie più pressanti senza tuttavia essere costretto a snaturarmi, a spogliarmi completamente di me stesso.
Certamente i vacanzieri tradizionali (chiamiamoli così) non fanno del male a nessuno, ci mancherebbe!
Ne faccio forse io?