IL MOMENTO (02-07-2022)

Non è un bel momento, quello che stiamo vivendo.

Caldo asfissiante accompagnato da una siccità che mette in ginocchio l’agricoltura.

Inflazione galoppante senza freni che svuota le tasche dei meno abbienti.

Pandemia indomita, sempre in agguato, pronta a riprendere a pieno regime.

E se guardiamo fuori dalla nostra capanna?

Guerra alle porte di casa, con l’impiego di armamenti sempre più sofisticati e distruttivi, con un corollario crescente di morti ammazzati.

E tutti che mostrano i muscoli, che si minacciano l’un l’altro fino a sfiorare allegramente la terza guerra mondiale. Una guerra che non potrà non essere atomica.

Viviamo problemi drammatici, affrontiamo situazioni complicate e questioni ingarbugliate: avremmo bisogno di guide sagge, preparate e capaci.

E invece?

Draghi sembra ormai un pugile suonato.

Conte, Letta, Salvini, Di Maio, Meloni …: scolaretti capricciosi incapaci di guardare al di là del proprio naso, presi ognuno solo dalla necessità di salvare l’orticello personale.

Mattarella? Sparito. In pochi mesi dalla sua rielezione ha disperso il patrimonio di credibilità e fiducia consolidato nel settennato precedente.

(Emblematico mi sembra il ministro Speranza: qualcuno ha scritto già parecchi giorni fa che non si è vaccinato. Non ho letto né ascoltato alcuna smentita. E continua, imperterrito, ad affacciarsi dagli schermi televisivi per pubblicizzare la quarta dose. Con che faccia!).

E se guardiamo fuori dal nostro orticello il panorama umano non è molto migliore.

Putin è impegnato a far vedere e salvaguardare i muscoli della Russia: a qualunque costo e prezzo.

Il suo competitor ucraino, Zelensky, è, invece, più preoccupato a mettere in risalto la propria figura che a salvare le vite dei suoi connazionali che manda al macello con estrema leggerezza.

Biden è un capo di stato rintronato desideroso soltanto di mantenere gli USA nella plancia di comando dell’umanità. Anche lui ad ogni costo.

Gli altri leader di contorno si rivelano incapaci di una qualsiasi idea schiacciati come sono sotto il peso della sudditanza americana.

Si distinguono il capo della NATO Stoltenberg che vuole a tutti i costi e in ogni momento dimostrarsi più lealista del re e l’esagitato inglese Johnson impegnato allo spasimo a tenere in piedi un suo personalissimo grandguignol.

In questo panorama i popoli sono pressoché scomparsi, non vengono minimamente calcolati e, per converso, non fanno sentire in alcun modo la loro voce,

Subiscono e aspettano.

Che cosa?

Di essere drammaticamente sfoltiti con le bombe atomiche?

Di sperimentare fino in fondo, oltre ogni ragionevole attesa, l’incapacità e la follia dei propri capi?

Sarebbe l’ora dei popoli: proprio quando le guide si dimostrano miopi e incapaci, i popoli dovrebbero prendere l’iniziativa. Per impedire la catastrofe finale.

Quella che, soprattutto loro, pagherebbero in modo abnorme.

Come sta già avvenendo nei teatri di guerra.

Ci vorrebbe un Gandhi, lo so, ma non ne abbiamo: avremmo un Mujica, abbiamo anche uno come papa Francesco ma sono voci isolate, clamantes in deserto, che nessuno ascolta.

(L’ultimo esempio l’ha dato il vescovo di Verona che pur essendo in procinto di lasciare la diocesi, ha voluto dare l’indicazione di votare il candidato di centro-destra. Che poi, però, ha perso, forse proprio grazie al suo endorsement).

Non vedo tanti elementi positivi nel momento che stiamo vivendo e non mi pare nemmeno che abbiamo molte frecce al nostro arco.

Potremmo far sentire con forza la nostra voce, come popolo, come avveniva tra la fine degli anni ‘60 e i primi ‘70 ma pare che quel clima sia svanito per sempre e che niente sia in grado di ricrearlo.

Forse, per muoverci, abbiamo bisogno di andare un po’ più a fondo, di vivere circostanze ancora peggiori, forse salterà fuori in tempo una guida capace, veramente compresa del bene comune.

Forse.

Sperare non costa nulla e finora, a dire il vero, l’umanità è riuscita a cavarsela anche in condizioni che sembravano disperate. Ed è anche riuscita a ripartire alla grande.

Auguriamocelo.