E gli altri, naturalmente.
Che saranno legioni ma che, per i motivi più diversi, non arrivano all’onore delle cronache.
SPERANZA, innanzi tutto.
Il ministro ci ha bombardato per mesi e mesi con la necessità di indossare le mascherine e, soprattutto, di vaccinarsi.
Una settimana fa ho letto su una pubblicazione di rilievo nazionale (di cui, purtroppo, mi sfugge il nome) che il ministro Speranza NON è vaccinato.
Possibile? Mi sono chiesto, tanto la notizia mi pareva incredibile.
Ho aspettato qualche giorno, ero sicuro che sarebbe arrivata la smentita o, almeno, la precisazione: il ministro non può vaccinarsi per questo o quest’altro motivo.
Niente: nessuna smentita.
Quindi? La notizia è da ritenersi vera.
Ma tutti quegli incitamenti, quelle dimostrazioni, quei predicozzi, addirittura quelle minacce più o meno velate …
Uno così, per me, ha perso ogni credibilità. Adesso può dire ciò che vuole: non gli crederei nemmeno se mi mostrasse le stimmate.
Dovrebbe semplicemente dimettersi e sparire dalla circolazione ‘pubblica’.
Se non lo fa lui dovrebbero sfiduciarlo il Presidente del consiglio o il Presidente della Repubblica.
Non lo fanno? Sono della stessa risma? Che squallore!
DI MAIO.
È entrato in Parlamento con il Movimento 5S: che doveva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, che doveva fare piazza pulita, che doveva sradicare dalle poltrone i carrieristi di lungo corso, che doveva distruggere la Casta, che doveva mettere i bisogni del popolo in cima alla propria agenda politica, che doveva …
Per questo aveva anche introdotto il limite dei 2 mandati parlamentari: per impedire che ci fosse qualcuno che usava il Movimento per mettere radici nelle serre del potere politico.
Di Maio è uno dei capi di questo Movimento, uno dei più accaniti e radicali, all’inizio. Ha votato per espellere coloro che non si attenevano rigidamente alle regole e ai principi della nuova forza politica.
Poi comincia a fare il ministro: prima in una coalizione, poi in un’altra di segno opposto, infine in un governo ammucchiata.
Prima vice presidente del Consiglio dei ministri, infine ministro degli esteri: dicastero tra i più prestigiosi dell’arena politica.
Naturalmente non sto qui a fare le pulci a Di Maio come ministro degli esteri né mi va di appurare se sia o no il peggiore della nostra storia politica.
Ormai ne abbiamo visti tanti di personaggi inqualificabili, un po’ in tutti i ruoli: stilare una graduatoria del peggio è operazione che supera le mie forze.
Voglio solo sottolineare come Di Maio nel giro di 2 – 3 anni sia passato senza colpo ferire da piccolo Robespierre di provincia al Razzi – macchietta di Crozza.
Capisco che il potere è una sirena irresistibile ma esiste anche la decenza.
Esistono i tempi per maturare un cambiamento.
Non puoi entrare in Parlamento come barricadero e nel giro di una legislatura diventare un democristiano esperto nelle giravolte del potere.
Ci si può anche dimettere e poi ripartire: c’è il rischio di perdere la carrozza, magari definitivamente, ma ci si salva in faccia al mondo.
Per concludere: questi due ‘signori’ farebbero bene a togliere immediatamente il disturbo, fare da qualche parte un bagno di umiltà e poi, se mai, ripresentarsi. Non più sotto mentite spoglie ma con le loro vere sembianze.
Ci sarà un motivo se altri popoli ci hanno sempre considerati inaffidabili, ‘voltagabbana’.
Forse gli accusatori non lo sono da meno, perché si attengono ad altre modalità, meno appariscenti.
Sta di fatto, però, che noi lo siamo: senza ombra di dubbio.
Per quei 2, in ogni caso: pena, rabbia, non disprezzo ma disgusto sicuramente sì.