MIRACOLI (19-06-2022)

Dico la verità, sono sempre stato alquanto scettico di fronte ai miracoli.

I grandi miracoli, quelli straordinari e ‘impossibili’, appartengono tutti ad un passato remoto difficilmente controllabile.

Quelli di epoca recente sono miracoli per modo di dire, sono più eventualità rare o casualità, che veri e propri miracoli.

Ridare la vita ad un morto o attaccare una gamba completamente staccata non succede più.

Si racconta che è successo, ma la cosa non si è più ripetuta nelle epoche più prossime a noi.

Eppure accadono nei nostri giorni dei fatti che fanno quasi gridare al miracolo.

Il più eclatante di tutti?

Le spiagge piene di bagnanti fin dai primi giorni del mese di giugno.

Stiamo attraversando un periodo molto difficile: * le fabbriche chiudono tutte, una dopo l’altra, così come chiudono grandi empori commerciali; * è in atto una guerra feroce alle porte di casa che ha fatto salire alle stelle i prezzi dei generi elementari di prima necessità e dei prodotti energetici; * la benzina, il gas e i carburanti in genere stanno toccando cifre mai viste; * l’inflazione ha ripreso a galoppare e nessuno sembra in grado di arrestarla; * furoreggia la disoccupazione e fioccano licenziamenti in serie; * da mesi non piove, le campagne sono a secco e i raccolti si preannunciano eccezionalmente scarsi …

Potrei continuare ma può bastare.

Eppure, come ho scritto, le spiagge sono già piene di bagnanti e, in genere, i luoghi di villeggiatura marciano verso il tutto esaurito.

E non sono tutti stranieri, anzi: pare che la stragrande maggioranza di questi ‘vacanzieri’ sia italiana.

Mi chiedo: com’è possibile che in queste condizioni ci sia così tanta gente in vacanza?

Il mio non è certo un rilievo moralistico: tutt’altro!

È un bene che ci siano così tante persone nei luoghi di villeggiatura: l’economia ne trae sicuramente un grande vantaggio, come pure le casse dello Stato.

Ma non posso non interrogarmi sul fenomeno che, di per sé, come ho mostrato, ha del miracoloso.

Sarà forse merito del Reddito di cittadinanza?

Dell’investimento dei 200 euro che il governo ha promesso quasi a tutti?

Dei bonus elargiti così generosamente da essersi prosciugati prima del previsto?

Non saprei.

Non ho ricette da suggerire né etichette da applicare.

So solo che la rivoluzione francese è scoppiata per molto meno.

L’Italia, si sa, non è Paese di rivoluzioni: non ne ha mai fatta nessuna. Nemmeno sperimentata.

Però, in condizioni analoghe, In Italia il popolo ha occupato palazzi e castelli, ha assaltato forni, mulini e magazzini di generi alimentari. Ha dato vita a manifestazioni violente e incontrollabili che solo a fatica sono state represse: con il corollario di molti morti e feriti.

Non rimpiango certo questo tipo di eventi ma ricordo che tra la fine degli anni ‘60 e i primi ‘70 riempivamo spesso le strade con imponenti manifestazioni. Ragionando con mente fredda devo riconoscere che le motivazioni delle nostre proteste erano in fondo più deboli rispetto a quelle che offrirebbe la realtà attuale.

Sia come sia, non voglio esprimere giudizi di valore: è certamente un bene che non ci siano morti o feriti né distruzioni o devastazioni.

Il fatto è che questo ‘train de vie pacifico’ è solitamente il segno di una società benestante e appagata.

Viviamo invece in una società che corre a tappe forzate verso un impoverimento sempre più accentuato e generalizzato.

Ecco l’ineffabile, per dirla con Wittgenstein, l’incomprensibile. ‘Il Mistico’. Il paradosso.

Ecco il miracolo!