Siamo approdati nell’era dell’informazione.
Mano a mano che ci avvicinavamo, pensavamo che sarebbe giunto il momento in cui avremmo potuto conoscere i dati in tutta la loro concretezza, addirittura nella loro intrinseca e indubitabile verità.
Le cose sono andate diversamente, hanno preso una piega che nemmeno i più pessimisti tra noi avrebbero sospettato.
Infatti brancoliamo nella disinformazione più totale: propiziata proprio dall’eccesso incontrollato di informazioni.
Non riusciamo a formarci un’opinione corretta, nemmeno verosimile, qualunque sia l’evento al centro della cronaca.
Si tratti di virus o di guerra, di migrazioni o di intolleranza, sempre siamo sommersi da valanghe di informazioni contrastanti che, di fatto, ci impediscono di avere un’idea precisa di ciò che sta succedendo.
Naturalmente parlo delle persone dotate di un minimo di spirito critico che non si accontentano della vulgata ufficiale, per quanto robusta e documentata essa sia: di quelle persone, insomma, che cercano anche qualcos’altro, delle voci dissonanti, angolazioni di ripresa che offrano prospettive diverse degli stessi fatti.
Prendiamo questa guerra: siamo talmente bombardati dall’impetuoso fiume di notizie di stampo ufficiale che fatichiamo a ritenere verosimili le flebili voci che propongono punti di vista diversi.
La verità non può stare nella vulgata ufficiale ma possibile che stia in coloro che propongono punti di vista alternativi?
E se il dubbio prende corpo, come facciamo a stabilire in che misura il racconto ufficiale è ideologico e fuorviante?
A volte succede anche qualcosa di opposto: il potere mette a tacere il megafono che potrebbe amplificare i suoi misfatti e, come copertura, innalza all’onore della cronaca eventi e situazioni del tutto secondarie.
Paragoniamo per esempio la guerra in Ucraina con quella condotta dagli USA in Iraq (talmente devastante da uscire involontariamente dalla bocca dell’ex presidente Bush, suo principale (misf)attore).
Durante quest’ultima sono state uccise molte più persone e innumerevoli sono stati gli episodi ‘odiosi’, addirittura ‘disumani’.
E tuttavia, a parte le lucette notturne dei bombardieri, non ha suscitato l’attenzione morbosa della prima, non ha spinto le autorità religiose a stracciarsi le vesti né è riuscita a stimolare i media a tenere viva ogni giorno, ogni minuto, la fiaccola dell’indignazione.
Ammettiamo pure che i fatti siano stati più o meno gli stessi, è innegabile tuttavia che i responsabili della guerra in Ucraina vengono crocefissi ogni giorno sulla pubblica piazza mediatica, mentre quelli della guerra mediorientale se la sono cavata alla chetichella, con qualche sommesso rimbrotto, al più. E, addirittura, con onori postumi.
Potenza dell’informazione! E della disinformazione!
Per tornare alla domanda iniziale mi verrebbe da rispondere: a nessuno!
Credo che in nessun altro periodo ci sia stata una così pervicace volontà di disinformare.
E si fa disinformazione proprio con le cannonate di informazioni.
Quindi, dato per certo che la verità è inattingibile, possiamo usare lo spirito critico per rompere le ragnatele in cui ci vogliono avviluppare, per attingere informazioni da tutti i versanti, per fare alla fine una nostra sintesi verosimile sufficientemente plausibile.
Non corrisponderà al dettato dell’ufficialità, non coinciderà nemmeno con le voci dissonanti che propongono altri punti di vista, certamente non sarà la Verità ma, se siamo onesti, sarà qualcosa che potrà giustamente acquietare la nostra fame di conoscenza.