METAFORE, SIMILITUDINI e … (13-05-2022)

La Russia?

E’ un tennista che batte e va a rete senza sapere bene che cosa fare.

Finirà come un pugile suonato?

La Cina?

Un gigante che non conosce ancora bene la propria forza.

Vorrebbe menar le mani ma teme di prenderle.

Gli USA?

Un leone ferito che non vuole rinunciare al proprio potere.

Azzanna furiosamente tutti quelli che gli capitano a tiro.

L’Inghilterra?

L’asino che scalcia il leone morente.

O la rana che gonfia le gote per spaventare il toro.

Gli altri?

Stanno a guardare.

O si accodano a quello che presumono essere il vincitore.

L’Italia?

Servus servorum.

Ma forse è meglio non parlarne.

Noi? (nel senso dei popoli).

Siamo capaci solo di assistere: schiacciati dall’impotenza.

Ricordo che tra la fine degli anni 60 e i primi 70 a Roma si tenevano manifestazioni quasi tutte le settimane: per i motivi più svariati.

Per sostenere le lotte degli operai, per il diritto allo studio, per liberalizzare l’accesso all’Università, contro la guerra in Vietnam, a sostegno del Cile democratico …

Non dico che ottenevamo chissà quali risultati ma era il clima generale ad essere diverso: pensavamo davvero di poter influire sul corso degli eventi, avevamo fiducia nel futuro che sentivamo essere, almeno un po’, nelle nostre mani.

Oggi?

Scoppia una guerra sanguinosa e pericolosa nel cortile di casa e nessuno si muove.

Da anni arrivano sulle nostre coste schiere di migranti e ancora non siamo riusciti ad elaborare una politica che dia una risposta al problema.

Le fabbriche, una alla volta, chiudono tutte, manca il lavoro, i ragazzi si sbattono in maniera incontrollata nelle feste e nei locali …: riusciamo a mettere in piedi solo accorgimenti estemporanei, tamponi provvisori che lasciano intatta la situazione.

A Roma siamo assediati dai rifiuti e dai cinghiali: quanto ai primi spendiamo milioni per mandarli da tutte le parti, i secondi prolificano sempre più e, ormai, mettono a rischio la nostra stessa esistenza.

Domina l’attesa.

Che, tradotto, significa incapacità.

Su tutto e su tutti aleggia l’impotenza.

Nessuno muove un dito né per le emergenze interne né per le catastrofi che esplodono alle porte di casa.

L’impotenza dei popoli lascia spazio all’iniziativa dei capi: è successo in passato, si sta ripetendo.

Allora abbiamo avuto distruzioni e milioni di morti.

Siamo sicuri che domani andrà meglio?