I SOFISTI E NOI (28-04-2022)

È nota la polemica continua e insistita di Platone contro i Sofisti.

Questi ultimi erano dei filosofi che promettevano a chi avesse voluto seguire i loro insegnamenti (a pagamento), successo nella vita pubblica e ricchezza.

Sembra che il loro insegnamento fosse alquanto apprezzato, al punto che molti di loro divennero piuttosto ricchi.

Cito per tutti Gorgia di Lentini che, oltre a diventare ricco e famoso, visse anche molto a lungo morendo ultra centenario.

I Sofisti erano personaggi straordinariamente colti: discutevano con cognizione di causa di storia, di filosofia, di religione, di politica e di molte altre problematiche dello scibile del loro tempo.

Erano preparati, per questo non era facile competere con loro.

Platone ha elaborato una filosofia ‘assertiva’ ben delineata e strutturata, non sopportava il loro relativismo, il soggettivismo e il sostanziale nichilismo metafisico.

Forse odiava anche la loro ‘scandalosa’ ostentazione, l’estrema abilità nel fare un uso spregiudicato del linguaggio, la pretesa di farsi pagare per i loro insegnamenti.

Sta di fatto che ottennero un notevole successo e che furono iniziatori di un certo modo di fare cultura e, ancora di più, di fare politica.

Possiamo dire che sono gli anticipatori dei nostri frequentatori di talk show?

Per certi versi sì, per molti altri no.

Io penso che la differenza maggiore consista nel fatto che i Sofisti erano persone dotte, molto preparate sugli argomenti che affrontavano ed estremamente abili nello sfruttare tutte le potenzialità e tutti i registri del linguaggio.

Oggi invece siamo in presenza di una moltitudine di soggetti che sanno poco di tutto e che, però, pontificano su qualsiasi questione.

I loro punti di forza non sono né di natura culturale né di ordine logico.

Si impongono per certi tratti di personalità e per note caratteriali.

Vince chi ha più energia fisica, chi possiede maggiore protervia, chi sa mentire a viso aperto e chi usa la sua ignoranza come una clava contro le incertezze di chi è consapevole di non possedere un sapere assoluto.

Nei nostri talk show quella che per Socrate – sapere di non sapere – era la vera sapienza, diventa un punto di estrema debolezza che viene facilmente attaccato, intaccato e molto spesso vinto da chi non ha alcuna incertezza.

Da chi è talmente abile da trasformare la propria ignoranza in una sorta di fortezza e in un’arma letale.

Se proprio vogliamo stabilire un’analogia possiamo dire che sia i Sofisti che gli attuali gladiatori da talk show sono abilissimi nel padroneggiare il linguaggio.

Fermo restando il fatto che nei primi ‘la parola’ era collegata ad una notevole preparazione culturale, nei ‘secondi’ è invece pura e semplice abilità ‘tecnica’, espressione di improntitudine.

Nei nostri talk show Platone verrebbe subito surclassato come un vecchio rimbambito e i Sofisti avrebbero il loro bel daffare per tenere testa e non venire messi all’angolo.

I sofisti testimoniavano la vittoria dell’accumulo di conoscenze enciclopediche e della parola sulla riflessione.

I nostri tempi certificano lo strapotere della chiacchiera.