PRIVACY (08-04-2022)

Sono stato ieri in un CAF a fare il 730.

L’impiegato, molto bravo e professionale, ha risolto in poco tempo tutte le questioni sul tappeto. 

Naturalmente la rapidità e l’efficacia mi hanno ben impressionato e soprattutto hanno velocemente tacitato la mia ansia legata a quel tipo di questioni.

Dopo, a mente fredda, ho riflettuto su quanto era successo.

Il funzionario, con il suo computer, aveva raccolto tutte le informazioni che gli interessavano (e, naturalmente, che si riferivano a me) passando velocemente dall’INPS, al Ministero del Tesoro, dal Catasto all’Agenzia delle Entrate.

Quindi, in realtà, i miei dati sono a portata di chiunque.

È vero che io firmo e quindi do il consenso al trattamento delle informazioni che mi riguardano, ciò non toglie che le stesse restino presenti nel computer di quell’impiegato e, quindi, nella disponibilità della struttura per cui lavora.

Questo per quanto riguarda le problematiche fiscali.

Se vado in ospedale gli incaricati raccolgono tutti i miei dati concernenti la salute e le eventuali patologie.

Le scuole e le Università fanno lo stesso per quanto di loro competenza.

Non mi meraviglio di questo: lo sapevo già o lo potevo agevolmente supporre.

Mi meraviglia il fatto che si continui a parlare di privacy.

Che ci vengano continuamente sottoposti documenti da firmare per tutelare la nostra privacy.

Che ospedali ed edifici pubblici espongano in bella vista puntigliosi e magniloquenti stampati relativi alla protezione della privacy delle persone.

Soprattutto mi indigna il fatto che sia stata addirittura costituita una Authority per garantire la privacy: un organismo che ha un presidente e un vice presidente, consiglieri e dipartimenti …

Tutto personale che occupa uffici e intrattiene rapporti con altre realtà straniere: il che implica scambi di vedute, partecipazione ad eventi e congressi, viaggi …

Insomma abbiamo messo in piedi un carrozzone per garantire e tutelare che cosa?

Qualcosa che non esiste, inafferrabile come l’aria, qualcosa che nell’attuale organizzazione della società non si può tutelare né garantire.

Per quel poco che può, ognuno dovrebbe garantire la sua privacy per proprio conto.

Per tutto il resto non ci si può fare proprio niente.

Il carrozzone-privacy (ma non è l’unico), qui da noi, in Italia, serve solo a trovare una buona sistemazione per i soliti noti: per i loro figli e nipoti, per gli amici e per gli amici degli amici.

Il tutto a spese del popolo italiano.

Lo stesso popolo che garantisce ad un signore ultra ottantenne come Giuliano Amato (*), pensioni e prebende per cifre mensili da capogiro.

E lui, conquistato il vertice della Corte Costituzionale, di che cosa ci informa? 

Che, nonostante la Costituzione, l’Italia può anche fare la guerra.

Caro popolo italiano, quando aprirai gli occhi?

Quando ti libererai delle zavorre e farai in modo che venga realizzata un minimo di giustizia distributiva?

(*)

Mi verrebbe spontaneo chiamare Giuliano Amato ‘Doctor subtilis’ ma poi mi ricordo che questo appellativo individua Giovanni Duns Scoto, il filosofo scozzese della ‘haecceitas’. Chiamerei, allora, il nostro ‘magister codicillorum’.