GLI AMERIKANI (28-03-2022)

C’è stato un periodo (quello democristiano) in cui la nostra politica è stata succube di quella americana.

Era una sudditanza pratica, economica e militare, più che ideologica.

La nostra cultura ha sempre ‘vissuto’ con sospetto l’ideologia americana ultra liberista.

I governi degli ultimi decenni, poi, per un motivo o per un altro, hanno marcato ancora di più questo distacco.

Ricordo Craxi e l’episodio di Sigonella e forse nemmeno Berlusconi è mai stato ben digerito dall’America.

Con questo non voglio dire che siamo stati capaci di realizzare una reale indipendenza dagli USA: no, l’ho spiegato nei miei post precedenti. Dal punto di vista militare siamo una colonia, siamo la portaerei dell’America dentro il Mediterraneo.

E tuttavia avevamo cercato (e forse trovato) un nostro modo per esprimere un punto di vista almeno leggermente diverso, soprattutto in campo culturale ed economico.

La guerra in Ucraina pare invece aver ricompattato le fila e, con la scusa dell’anti russismo, ha in realtà portato alla ribalta gli amerikani nostrani più convinti e agguerriti.

Mi riferisco al Presidente del consiglio Mario Draghi che ha rispolverato la sua militanza in Goldman Sachs e sposato totalmente le prese di posizione di Biden.

Che, ahinoi, non fanno gli interessi dell’Europa e meno che mai quelli dell’Italia.

L’America mira a trasformare l’Ucraina in una specie di Libano, per destabilizzare e depotenziare non solo la Russia (che non teme sotto il profilo economico) ma soprattutto l’Europa (che, economicamente, può competere con gli USA).

Più di Draghi è sceso in campo a favore dell’America Federico Rampini, noto giornalista e scrittore, esperto di tutto, dell’Oriente come dell’Occidente.

Rampini è dal 2014 cittadino USA e non so se ha mantenuto anche la cittadinanza italiana.

Partecipa a tutti i nostri talk show politici appoggiando e difendendo la politica americana con una passione degna forse di miglior causa.

Niente di strano che ci siano individui che condividono la politica americana tuttavia, quando si tratta di personaggi influenti, sarebbe bene che venissero dichiarati e illustrati i loro legami con la potenza che sponsorizzano.

I due signori di cui sopra hanno vissuto e lavorato in America e mantengono con la stessa forti legami e interessi di vario tipo.

Ecco che, allora, le loro lezioni sulla Russia sono minate alla base da una sorta di ‘peccato originale’.

Nel senso che non mi sembrano le persone più adatte per tranciare giudizi definitivi, per sostenere documentate analisi culturali o per pronunciare condanne senza appello.

Li ascolterò quando li sentirò gratificare gli USA della stessa esecrazione che riservano alla Russia.

Che spesso sbaglia, è vero, comportandosi come una satrapia orientale ma che non ha fatto e non fa in giro per il mondo maggiori danni di quelli provocati dall’America.

Una certa responsabilità l’abbiamo anche noi europei che, soprattutto dopo la fine dell’URSS, non abbiamo saputo attrarre la Russia nella nostra orbita.

Vi si opponeva e vi si oppone l’America (con l’Inghilterra, sua guardia del corpo) che teme questo connubio che, tuttavia, sarebbe stato nel nostro interesse.

Finché non capiremo che solo un’Europa unita alla Russia può giocare un ruolo mondiale da protagonista, saremo succubi degli USA nell’immediato e ci prepariamo, per il futuro, a diventare un mercato della Cina.

Nel frattempo siamo condannati ad avallare le tragiche nefandezze dell’America e a sopportare le catastrofiche mattane della Russia.

Con tutto l’orrore delle distruzioni e, più ancora, delle migliaia di morti ammazzati.