*) Pallone.
L’Italia del pallone è fuori dal mondiale. Battuta dalla Macedonia del Nord.
Sembra incredibile, visto che la nostra nazionale ha appena vinto l’Europeo.
Eppure una ragione c’è.
L’Italia vince se rimane umile e compatta, se privilegia il lavoro e non si monta la testa.
Ho sentito Mancini, prima della partita, parlare di un mondiale da vincere (quello prossimo, da cui è stato espulso).
E’ vero l’Italia ha vinto l’europeo ma quella vittoria è stata anche il frutto di una serie di fortunate coincidenze. Oltre che di uno straordinario spirito di gruppo.
Anche il mondiale 2006 è arrivato dopo alcune fortunatissime contingenze, come tutti ricorderanno.
Nel mondiale dell’82 abbiamo pescato il jolly Paolo Rossi che lo ha vinto da solo, o quasi.
La nazionale più forte vista ai mondiali è stata quella del 1970 che avrebbe certamente meritato la vittoria se non fosse che in finale ha trovato il Brasile di un certo Pelè.
L’auto esaltazione non ci fa bene, ci depotenzia, ci distrae e ci consegna impotenti ai piedi di chi sa solo tirare la carretta.
A ben guardare il nostro gruppo non annovera stelle di assoluta grandezza, fuoriclasse: è costituito da un insieme di buoni giocatori, non eccelsi, che solo nello spirito di gruppo e nell’umiltà possono trovare la loro forza.
Quando si credono dei predestinati o pensano di essere Maradona, allora viene il momento della verità: il bluff è subito scoperto e vanno ( o restano ) a casa.
Il fatto poi che ognuno di loro venga valutato milioni e milioni di euro non contribuisce certo a creare le condizioni per una limpida e realistica consapevolezza di sé.
Fuori, dunque: prendere atto, meditare, riflettere e ripartire su basi diverse, senza piagnistei né boria, nella consapevolezza che per vincere abbiamo sempre bisogno di una buona dose di fortuna. Che dobbiamo imparare ad aiutare e a meritare.
*) Armi.
L’Italietta del pallone mi porta alla mente quella degli eserciti, delle armi.
Si può dire che dopo l’impero romano non siamo più stati una potenza capace di imporsi con le armi.
Siamo stati quasi sempre sconfitti e sottomessi: abbiamo vinto qualche volta quando siamo andati a rimorchio.
Ora sentire Draghi che vuole aumentare le spese militari, mi fa una certa impressione.
Per fare che cosa? Per compiacere il ‘padrone’ americano?
Dove vogliamo andare, con un po’ di armi in più?
Vogliamo mantenere in vita le fabbriche produttrici di armi? Diciamolo, così facciamo più bella figura.
Il fatto è che destinando più risorse alle armi, le togliamo ai servizi, alla scuola, alla sanità, le togliamo alla messa in sicurezza del Paese al suo ammodernamento.
E non aggiungiamo niente alle potenzialità militari dell’Italia.
Come ho detto, Draghi mi ha deluso: è stato presentato come l’uomo della Provvidenza e si connota sempre più come l’amerikano.
Sembrava un drago (sic!) nella gestione della pandemia e nell’amministrazione dei fondi europei, è diventato ‘umano’, men che ‘umano’ nell’affrontare la crisi Ucraina.
Poteva ritagliare per sé e per l’Italia un ruolo di vera mediazione e invece ha scelto la subordinazione più totale, sparendo di fatto dal panorama internazionale.
La miopia e la mancanza di consapevolezza giocano dei brutti scherzi.
Sia a chi gioca a pallone come a chi vuole trastullarsi con le armi.