SIAMO BRAVI (15-03-2022)

Siamo bravi, noi italiani, nel mobilitarci e portare aiuto quando si verifica qualche disastro.

Lo stiamo sperimentando e vedendo in occasione di questa guerra Russia-Ucraina.

Ci mobilitiamo, raccogliamo cibo, medicinali e tutto ciò che serve per l’emergenza; siamo anche capaci di fare donazioni in danaro.

Accogliamo migliaia di persone in fuga dal loro Paese.

C’è in tutta la nazione un’emozione palpabile, visibile, sembra quasi poterla toccare.

Trabocca da televisioni, Internet e carta stampata.

Addirittura un politico come Salvini, sempre in guerra con i profughi provenienti da Sud, si è speso in prima persona nel portare aiuto e incoraggiare all’accoglienza: perfino a costo di poco edificanti figure e pagando un prezzo piuttosto salato nei periodici sondaggi.

Siamo veramente bravi: non c’è che dire.

D’altra parte lo si vede sempre in occasione di una qualche calamità naturale: terremoti, alluvioni, incendi.

Siamo meno bravi nella gestione del quotidiano, nella soluzione dei gravi problemi che ci attanagliano da decenni, nell’organizzare la normale vita quotidiana in maniera decente e a favore di tutti.

Abbiamo, per esempio, un sistema scolastico che fa acqua da tutte le parti, a partire dagli edifici e dalle strutture didattiche per finire con la formazione degli insegnati.

La nostra sanità è a tratti adeguata e in qualche caso addirittura eccellente: per molte persone, invece, nella vita di tutti i giorni, si configura come una sorta di girone dantesco.

Per non parlare del nostro territorio così fragile, così esposto ai cambiamenti climatici e agli eventi anomali: problematica ben nota a tutti, che nessuno finora si è degnato di affrontare in maniera conveniente.

E la questione disoccupazione? Giovanile e non? Un’emergenza che si è via via aggravata nei decenni e che, nonostante le molte chiacchiere, i buoni propositi, l’autentica valanga di provvedimenti legislativi, pare lontana da ogni possibile soluzione. Tanto che assistiamo al proliferare di bande giovanili dedite a forme di violenza gratuita, intente a riempire il loro tempo con atti di vandalismo ed azioni volte a lacerare il tessuto sociale.

Mi fermo qui anche se le criticità irrisolte sono molte e stanno sempre allo stesso punto, incancrenite da decenni.

Sono contento di assistere alle trascinanti manifestazioni di solidarietà e partecipazione ma mi piacerebbe che non fossero solo episodiche e a senso unico.

Mi piacerebbe che le autorità, che con tanto zelo sostengono la popolazione impegnata nel soccorso dei disgraziati di turno, si impegnassero poi nell’affrontare gli annosi e mai risolti problemi che ci affliggono: così da evitare di vivere in una perenne emergenza.

E poi mi chiedo.

*) Come mai tanta commozione e partecipazione per gli ucraini e nessuna comprensione verso chi fugge dalle guerre del Medio Oriente o dalle catastrofi africane?

(Vedasi anche la Polonia: così aperta nei confronti degli ucraini, così dura, chiusa e inflessibile contro gli afgani)

*) Dove le mettiamo le decine di migliaia di persone che arrivano e che prospettive di lavoro siamo in grado di offrire loro? Stante il fatto che migliaia di residenti non riescono ad avere un tetto sopra la testa e milioni di persone sono disoccupate o sottopagate.

*) Che cos’hanno gli ucraini che gli altri non hanno? Nemmeno i nostri connazionali, per certi versi. È solo amore? Tutto amore?

Sono interrogativi a cui francamente non so dare una risposta soddisfacente.

Così come non capisco la nuova crociata di Salvini, considerando il suo precedente atteggiamento.

Folgorato sulla via di Pontida?

Può essere, ma questo tipo di folgorazioni rimangono al di là delle mie capacità di comprensione.