Gli ultras sono quelle persone che si votano ad un’unica idea: quella sola perseguono, trascurando tutto il resto. Tappandosi le orecchie a qualsiasi confronto. Rifiutando anche il più blando tentativo di dialogo.
È un appellativo che di solito viene usato per i supporter di una qualche équipe sportiva, per i fanatici del tifo, tanto per intenderci.
Ma ci sono ultras in svariati altri campi, vorrei quasi dire in tutte le manifestazioni connesse alle attività umane.
In genere si schierano in fazioni contrapposte cosicché gli uni sponsorizzano una tesi, gli altri quella opposta.
Li abbiamo visti all’opera nella pandemia: hanno sostenuto le loro idee a spada tratta, con le parole e spesso anche con le azioni.
A mio parere gli ultras stavano nel campo dei ‘negatori’ anche se bisogna riconoscere che non sempre hanno trovato ‘comprensione’ da parte degli altri.
Ci sono poi gli ultras del campo religioso: questi hanno radici storiche che affondano nei secoli remoti. Si deve tuttavia riconoscere che in proposito c’è stata una notevole evoluzione.
Sono stati ultras i cristiani al tempo delle crociate, riformati e cattolici lo sono stati poi a partire dall’epoca rinascimentale.
La forza attrattiva del cristianesimo sembra un po’ indebolita negli ultimi decenni, in compenso rimane forte la spinta islamica capace di creare e sostenere ultras disposti a tutto.
I sostenitori a senso unico di una certa posizione sono emersi prepotentemente anche nel corso dell’attuale guerra Russia-Ucraina.
Naturalmente io posso parlare con cognizione di causa solo dell’area in cui mi trovo a vivere: posso solo ipotizzare che dall’altra parte succeda esattamente la stessa cosa anche se di segno opposto.
Noi siamo bombardati quotidianamente e ossessivamente da una certa interpretazione di quegli eventi che non lascia alcuno spazio nemmeno al più innocente dei distinguo e non ammette alcun tipo di defezione rispetto alla vulgata proposta.
Non sono ammessi né ma, né però, né tuttavia.
Al punto che ad un certo punto ti fanno venire una voglia disperata di sentire anche l’altra campana, di conoscere a fondo anche il diverso punto di vista.
Non si tratta di negare l’evidenza ma, semplicemente, di confrontarsi e di capire. Di farsi, cioè, un’opinione più articolata e meditata.
Sarà per la mia formazione di impronta filosofica o non so per quale altro motivo, ma gli ultras non mi sono mai piaciuti. Nemmeno se sostengono le mie stesse idee, neanche se supportano la mia stessa squadra del cuore.
Non vuol dire, naturalmente, che uno non possa avere delle idee precise rispetto alle questioni culturali o a proposito degli eventi che via via si succedono.
Vuol dire invece che, pur avendo una propria idea, si è aperti al confronto: si è quanto meno disposti ad ascoltare il punto di vista dell’altro.
Detesto il pensiero unico e le vulgate accreditate come dogmi.
Devo riconoscere che gli USA (gli anglosassoni in genere) sono stati maestri nel costruire ‘vulgate storiche’, nell’offrire (ed imporre) degli eventi una loro particolarissima interpretazione e visione.
Al punto da rovesciare la realtà: e far passare, per esempio, come epopea lo sterminio dei nativi americani (detti impropriamente ‘indiani’) o presentare come ‘civilizzatrice’ un’azione imperiale devastatrice e annientatrice.
Per questo non sopporto, a proposito di questa guerra, il martellamento quotidiano a senso unico.
Martellamento che non c’è stato (tutt’altro!) quando a commettere atrocità e stermini erano i suddetti (e non secoli fa ma anche l’altro ieri).
Avranno pure tutte le ragioni di questo mondo ma mi fanno pensare: ‘da che pulpito!’.