Che vivessimo in un periodo di informazione malata e drogata, già l’avevo capito da un pezzo.
Tuttavia pensavo che dipendesse solo dalla quantità ingovernabile delle notizie.
Milioni o miliardi di notizie equivalgono a nessuna notizia.
Credevo, comunque, che facendosi largo tra notizia e notizia, fosse possibile smascherare le fake e arrivare a farsi un’idea abbastanza verosimile sull’andamento delle cose.
Lo scoppio della guerra Russia – Ucraina mi ha mostrato che non è così.
Che quella che sembrava una visione pessimistica, era invece quasi ottimistica.
Perché, di fatto, le cose stanno molto peggio.
L’umanità è divisa in tanti compartimenti culturali ognuno dei quali ha una propria narrazione degli eventi che, naturalmente, è molto diversa da quella di tutti gli altri.
Ogni narrazione parte e utilizza qualche elemento della realtà, per sembrare verosimile, ma poi costruisce un ‘pastone’ ideologico a proprio uso e consumo.
Ogni narrazione pretende di essere l’unica, quella vera, e accusa le altre di falsità.
E magari le cancella del tutto.
Sulla guerra in corso la Russia ha sicuramente una sua narrazione di parte, come ce l’ha l’Occidente.
Noi conosciamo quest’ultima.
Solo quest’ultima.
L’Occidente, che si autodefinisce ‘il mondo della libertà’, ha oscurato e chiuso tutte le fonti di informazione alternative.
Non tollera voci dissonanti, neanche lievemente discrepanti.
L’esempio massimo è dato dalla campagna intimidatoria cui è sottoposto il corrispondente Rai da Mosca, Marc Innaro: la cui colpa è quella di far sommessamente filtrare, ogni tanto, anche il punto di vista della Russia.
Tutti i siti o le agenzie che potevano fornire punti di vista diversi sono stati oscurati e bannati.
Davvero è questo il modo di fare informazione?
Si pensa, così, di essere più credibili?
Secondo me, così facendo, si insinua il dubbio, si nutre il desiderio di conoscere anche l’altra campana, si rischia di screditare tutta la propria informazione e di attribuire a quella del campo avverso qualità che non ha.
L’episodio ‘Bicocca’ (di cui ho parlato in un mio post precedente) è solo un flash che tuttavia illumina una realtà molto poco condivisibile.
Dov’è la libertà di informazione?
È chiaro che non esiste.
Come è chiaro che le persone sono trattate come dei bambini senza capacità critica di giudizio: che devono essere alimentati solo con un certo cibo predisposto, diverso a seconda dell’area di appartenenza.
Lo fanno gli Arabi e lo fa Israele, lo fa la Cina e e lo fa anche l’India, per non parlare della Russia.
Ma, udite udite, lo fa anche l’Occidente.
In maniera totale e ossessiva.
Proprio come gli altri.
Anche se non ci vogliamo credere.