SULLA GUERRA (27-02-2022)

 

Nella prima metà dell’ottocento, un generale prussiano, Carl Von Clausewitz, scrisse un trattato, Vom Kriege (Sulla Guerra), che venne poi pubblicato postumo dalla moglie tra il 1832 e il 1837.

Si tratta di un saggio che non idealizza né demonizza la guerra: la analizza come fosse una ‘normale’ attività umana di cui bisogna comprendere le motivazioni, la strategia, le metodologie e la finalità.

Ne riporto qualche frase facendola seguire da un breve commento: naturalmente il focus è l’attuale guerra Russia-Ucraina.

La guerra non è, dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi.’

Se teniamo presente la definizione che Aristotele dà di ‘politica’, possiamo dire che la guerra, con la politica, non c’entra proprio niente.

La politica è l’arte di gestire la polis, con tutte le sue componenti: la guerra mira a distruggerle.

Il mezzo più sicuro per perdere ogni guerra è impegnarsi su due fronti. In breve, il primo principio è agire con il massimo della concentrazione.’

Se fosse vero, Putin avrebbe già perso visto che ha disperso la sua armata su un fronte vastissimo. Se aveva di mira il Donbass, solo là doveva dirigere la sua azione. Ha vinto in Crimea perché ha concentrato tutte le sue energie in un solo punto.

L’aggressore è sempre amante della pace; egli preferirebbe conquistare il tuo Paese senza opposizione.’

Verissimo. A questo proposito, in un precedente post, ho citato la favola del lupo e dell’agnello di Fedro.

La paura è diretta alla conservazione fisica, il coraggio alla conservazione morale.”

Paura e coraggio sono due aspetti della stessa medaglia: della natura umana, cioè. Usando la terminologia di Freud potremmo dire che la paura alberga nell’ES e tenta di dominare l’IO; il coraggio deriva o da un errore di calcolo o da una momentanea vittoria del SUPERIO sulle altre due istanze.

Ogni attacco deve terminare con una difesa.’

Non so se i russi si sono anche preparati una difesa. Se non l’hanno fatto rischiano di pagare caro il loro azzardo.

In ogni caso si può dire che il generale prussiano ha trattato l’argomento ‘guerra’ senza ricorrere a fronzoli o a superfetazioni ideologiche.

Ha rivelato che cos’è la guerra e come agiscono i suoi attori.

A lui si potrebbero riferire i versi che Ugo Fosco dedicò a Machiavelli (I Sepolcri, 154-158).

Io quando il monumento

Vidi ove posa il corpo di quel grande

Che temprando lo scettro a’ regnatori

Gli allor ne sfronda, ed alle genti svela

Di che lagrime grondi e di che sangue;’