DONBASS: morire per? (23-02-2022)

 

*) Prima di tutto un’osservazione di carattere generale.

Ha senso chiedersi se ‘ha senso’ morire per il Donbass?

Credo di no. Credo che nessun fine di questo tipo meriti il sacrificio della vita.

La vita è il bene più importante che abbiamo, quello più radicale e decisivo. Perso quello è perso tutto.

Penso che avrebbe senso mettere in gioco la propria vita solo per evitare una sofferenza insopportabile o per salvare una persona cara.

Il Donbass è qualcosa di ‘umano, troppo umano’: basterebbe un minimo di razionalità e un po’ di buona volontà.

*) L’Ucraina?

Un’aggregazione instabile. È stata mille cose e nessuna. Non so se ha una propria identità, dall’esterno non riesco a farmene un’idea. So, per esempio, che a ovest è abitata da popolazioni di etnia polacca, mentre a est (Donbass) c’è una forte presenza russa.

E comunque l’Ucraina è ormai un’entità costituita: andrebbe lasciata così com’è. Potrebbe riconoscere ampie autonomie al proprio interno e far sì che le varie ‘diversità’ concorrano tutte al benessere comune.

Ci sono tante altre situazioni simili, in Europa: molte di queste sono riuscite a trovare un modus vivendi accettabile.

Qualcuno ha tirato fuori il paragone con Nizza e la Corsica, entità geografiche che un tempo appartenevano all’Italia e che adesso convivono pacificamente da un’altra parte.

Ci sono tuttavia almeno due non trascurabili differenze: quelle popolazioni non sono insorte reclamando l’unificazione con l’Italia (che, anzi, quasi sicuramente non vorrebbero); non c’è ai loro confini una potenza debordante e invadente come la Russia.

*) La Storia?

Soprattutto in Europa, è stata un susseguirsi di guerre e di rimescolamenti che ha distrutto e creato comunità a getto continuo lasciando dietro di sé positive realizzazioni e dolorose divisioni.

In alcune parti il Tempo ha sanato e sopito inducendo tutti ad una convivenza se non proprio del tutto pacifica almeno facilmente tollerabile.

In altre parti, per tutta una serie di contingenze e di considerazioni, rimangono dei nervi scoperti che ogni tanto ‘impazziscono’.

È il caso dell’Ucraina ma non dimentichiamo la Catalogna.

*) La guerra?

Una follia.

Punto e basta.

La guerra è sempre una follia.

La follia tipica della nostra specie che non rientra nei comportamenti di nessun’altra specie vivente.

E, a parte tutto, si sa quando una guerra comincia: nessuno può mai sapere come e quando finisce.

(Quando Edoardo III d’Inghilterra nel 1337 mosse guerra alla Francia per riaffermare i suoi diritti sull’Aquitania, credete che immaginasse che stava per dare inizio alla guerra dei 100 anni?)

*) Che fare?

Forse è tardi per impedire i soprusi e le sopraffazioni.

E tuttavia non abbiamo molte altre strade a disposizione al di là della ragionevolezza e del dialogo.

Mettere la sordina alle passioni e fare appello al buon senso può sembrare utopistico ma è quello che si dovrebbe fare.

Diversamente dobbiamo pensare che noi umani, per risolvere le controversie, abbiamo a disposizione solo le armi.

Ritenevo che avessimo superato questa aberrazione e, proprio facendo tesoro delle lezioni della Storia, fossimo approdati ad una superiore maturità.

*) L’umanità?

Deve imparare a vivere secondo quelle che sono le sue migliori qualità e capacità.

E deve fare in fretta, non ha più molto tempo.

Se vuole durare nel tempo.

NOTA 1

Che cosa abbiamo fatto noi Occidentali con il Kossovo? Più o meno quello che sta facendo la Russia con il Donbass. Abbiamo sfruttato il malcontento di quella regione per favorirne il distacco dalla Serbia.

Tanto è vero che la Russia continua a considerare il Kossovo come una regione della Serbia.

È una considerazione che assolve Putin? Non credo.

E tuttavia serve per inquadrare gli eventi nella giusta cornice.

NOTA 2

Le sanzioni?

Gli Usa premono per imporre alla Russia delle sanzioni durissime. Per loro sono una prova di forza, per noi un atto di crudele masochismo.

Oltre tutto gli USA hanno in mente di venderci il loro gas, quello che ricavano con la pratica criminale del fracking.

Se si adottano delle sanzioni, queste devono pesare allo stesso modo per tutti. Non può succedere che per qualcuno sono una catastrofe e per altri addirittura un guadagno. Anche tra gli europei, poi, il peso è diverso. l’Inghilterra ha il petrolio del mare del Nord e la Francia ha le centrali atomiche. Noi non abbiamo niente, solo il sole e un po’ di vento, ingredienti fondamentali per le serenate napoletane.

(La Russia venderà il suo gas alla Cina e all’India e ne risentirà relativamente).

Insomma, anche le sanzioni andrebbero ripensate. Nemmeno questo sono capaci di proporre i nostri politici?