PUTIN COME HITLER ? (12-02-2022)

Non è una domanda peregrina.

Non è nemmeno l’espressione di un anti comunismo di maniera o di un anti russismo programmatico.

Ho condiviso e condivido molti degli ideali della rivoluzione sovietica anche se poi ‘i fatti’ sono andati da un’altra parte.

Quanto alla Russia l’ho sempre considerata e la considero parte integrante dell’Europa.

La sua cultura è anche in buona parte la nostra cultura e la sua letteratura dell’800 ha toccato vette sublimi e ineguagliate ponendosi come un intoccabile patrimonio dell’umanità.

E tuttavia nei comportamenti recenti di Putin vedo più di un’analogia con quelli dell’Hitler degli anni ’30.

*) Hitler considerava il corridoio di Danzica essenziale per gli interessi tedeschi e l’ha conquistato unendo così i due tronconi di Germania. Ha fatto qualcosa di diverso Putin, annettendosi la Crimea?

*) Putin allunga le sue mire sul Donbass, area russofona dell’Ucraina: stesso atteggiamento tenuto da Hitler nei confronti dei Sudeti.

*) Hitler, presentendo lo scontro, ha cercato un alleato forte in estremo oriente, il Giappone. Putin, soprattutto negli ultimi tempi, ha stretto legami molto stretti con la Cina. La quale ha in mente di fare un solo boccone di Taiwan.

E mi fermo qui. Ci sarebbero altre analogie ma voglio ricordare una differenza fondamentale che gioca a favore di Putin: il gas. La Russia ha in mano un’enorme arma di ricatto, che Hitler non aveva.

È chiaro che se succedesse qualcosa, il primo responsabile sarebbe Putin e il secondo, probabilmente, il cinese Xi.

Ma davvero l’Occidente potrebbe considerarsi immacolato, scevro da ogni responsabilità?

Io non lo credo.

L’Occidente, dalla fine della seconda guerra mondiale e più ancora dalla fine dell’URSS, è sempre stato sordo e miope nei confronti della Russia. Non ha mai coltivato i legami culturali che pure erano forti e importanti ma ha valorizzato soltanto le diversità, gli elementi di attrito con il risultato di favorire sempre più l’isolamento della Russia, il suo riflusso verso derive autoritarie.

In tutto questo vedo una responsabilità primaria nell’Inghilterra e nell’elemento anglosassone in genere: incapace di capire e accettare le diversità, voglioso solo di imporre il proprio modello di vita.

Quanto alla Cina, abbiamo contribuito tutti a farla diventare il gigante che adesso è. Abbiamo portato lì le nostre fabbriche, le abbiamo consegnato l’esclusiva della tecnologia, abbiamo spalancato le porte ai suoi prodotti sotto costo. Lei ne ha approfittato e ha trasformato la nostra miopia in potenza.

Che fare?

Non sono un politologo né un esperto di strategie internazionali: quello che possiamo fare è già implicito in quanto ho appena scritto.

Quanto a me, mi auguro che l’umanità non si sia già messa per quella china pericolosa che finisce nella catastrofe.

È già successo e, visto che non siamo capaci di riflettere e di imparare dal nostro passato, potrebbe ripetersi.

Abbiamo bisogno di un sussulto di razionalità e di un po’ di fortuna.