Si parla spesso di questi tempi di ‘transizione ecologica’: sarà certamente qualcosa di importante, magari un evento epocale ma personalmente non l’ho ancora messo bene a fuoco.
A dirla tutta non so proprio in che cosa consista esattamente. Forse lo scoprirò più avanti o ne godranno i benefici i più giovani, sicuramente le generazioni a venire.
Se, invece, ci volgiamo indietro e consideriamo i cambiamenti intervenuti in diversi settori della vita quotidiana, vediamo come in un solo secolo si siano verificate delle vere e proprie rivoluzioni. Delle ‘transizioni’ radicali.
Prendiamo i trasporti: ne ho parlato qualche volta con mio padre, classe 1903, nato e cresciuto in uno sperduto paesino della Padania.
Nei primi decenni del ‘900 i più fortunati potevano permettersi una bicicletta: per il resto, a parte qualche antidiluviana motoretta, solo mezzi trainati dagli animali. Le prime corriere le hanno viste alla vigilia della seconda guerra mondiale.
È stata proprio quest’ultima a far scoprire l’esistenza di una gran quantità di mezzi meccanici: gli aerei (soprattutto quello notturno di Pippo, che bombardava dovunque vedesse una fonte luminosa), i camion e i carri armati dei tedeschi in fuga.
Poi negli anni ’50 ha cominciato il mugnaio, con una giardinetta con gli inserti in legno, mentre il dottore girava ancora in vespa. Da lì, piano piano, è partito tutto.
Io ho vissuto invece una transizione diversa, non meno eclatante.
La mia è stata un’infanzia ‘cartacea’, come anche la giovinezza: a parte la radio, si potevano avere solo libri, giornali e riviste. La televisione era per pochi, per pochissimi.
Dalla metà degli anni ’80 hanno fatto la loro comparsa i primi computer che, rispetto alle macchine da scrivere, hanno rappresentato un vero e proprio balzo in avanti.
Intanto dopo la televisione venne Internet che è andato via via affermandosi fino ad occupare quasi tutto lo spettro della comunicazione.
Oggi tutto, o quasi, passa attraverso lo smartphone: è l’approdo finale della rivoluzione cominciata alla metà degli anni ’80?
Può darsi, almeno per il momento, fino a quando non ci pianteranno gli elettrodi dentro il cervello.
Sono tutte positive le transizioni?
Non saprei: anche perché non è facile liberarsi di strumenti che ci hanno felicemente accompagnati per anni. A conferma potrei citare il revival del vinile a 33 giri che, pur non avendo ri-conquistato le masse, ha tuttavia ‘colonizzato’ una nicchia che non ha alcuna intenzione di cedere le armi.
In genere le transizioni, questo tipo di ‘rivoluzioni’, apportano sempre dei miglioramenti ma, nello stesso tempo, soppiantano qualcosa di importante che spesso ha anche a che fare con le regioni emotive della personalità.
La transizione ecologica? Risolverà veramente e finalmente il problema dell’approvvigionamento energetico non inquinante?
Lo spero vivamente, anche se, al momento, non ne posso essere certo.
Sono invece sicuro che aumenterà l’importo delle bollette.
(Una notazione personale: ho vissuto in pieno e apprezzato la ‘rivoluzione’ rappresentata dai computer e da Internet. La video scrittura, rispetto alla tradizionale macchina da scrivere, mi è sembrato un vero e proprio cambiamento radicale. Senz’altro positivo. Fatico invece a trasferire tutta la mia attività nello smartphone. So che molti lavorano solo con il cellulare: li invidio ma ancora non riesco a imitarli. Mi servo anche dello smartphone ma poi il mio strumento principe rimane il computer. Fino a oggi).