«Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis» (Cicerone, De Oratore, II, 9, 36).
“La storia in verità è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità.”
Davvero?
Si può accettare che la Storia sia testimone dei tempi, vita della memoria, messaggera dell’antichità, purtroppo non è luce di verità ( non è nemmeno luce) e tanto meno è maestra di vita.
Per la nostra disgrazia, naturalmente.
Se lo fosse l’umanità sarebbe certamente molto migliore.
È invece chiaro che non insegna e non rischiara niente.
In ogni epoca sembra che l’umanità non abbia avuto storia, è come se partisse ogni volta da capo, se nascesse proprio allora senza aver avuto, non dico una propria storia precedente, ma nemmeno un padre o una madre.
Ha ripetuto spesso gli stessi errori, amplificando all’ennesima potenza l’orrore.
Per forza di cose le situazioni sono sempre diverse come sempre diverse sono le difficoltà da affrontare: la storia non può offrire le soluzioni già belle e pronte.
Può però suggerire dei metodi, dei procedimenti, mettere a disposizione delle tracce, delle chiavi: per interpretare e decifrare così da trovare la via d’uscita più efficace.
Ma bisogna saperla leggere e meditare.
Quello che l’umanità sembra non saper fare.
(QUINDI: forse non è sbagliato definire la storia magistra vitae, il fatto è che le mancano gli scolari. La storia mostra chiaramente gli errori commessi, le strade senza uscita, i comportamenti esiziali: sta a noi studiarla e capirla per costruire un modus vivendi sempre più positivo. Se non lo facciamo trasformiamo la storia da magistra in Cassandra. Ma non è colpa sua.)