Egregio 2021 (‘caro’ non ti si addice proprio): ti lascio.
Non saprei come definirti: forse non hai mostrato negatività eclatanti ma certo non hai brillato per segnali positivi.
Forse potrei appiccicarti l’etichetta dantesca ‘sanza ‘nfamia e sanza lodo’: non so se questo potrebbe essere considerato un affronto o un complimento. Sta di fatto che non mi dispiace lasciarti.
Potrei essere orgoglioso, come italiano, per i risultati sportivi conseguiti; non posso negarlo. Ma per il resto non vedo altri motivi di soddisfazione.
Restiamo nel pieno di una pandemia di cui non riusciamo a disfarci: a parte il tragico elenco di morti ci ha mostrato e ci mostra un tessuto sociale straordinariamente labile, fragile, sempre sul punto di sbrindellarsi.
Questo, 2021, è forse il tuo lato più inquietante, più negativo: almeno dal mio punto di vista.
E poi i nostri soliti, annosi problemi sono ancora, tutti, intatti e irrisolti al loro posto. Aggravati da una classe politica che sembra avvitata senza rimedio in una mediocrità disarmante. Dato, questo, ancor più appesantito dall’incapacità degli esponenti della cultura di offrire linee guida chiare e condivisibili.
E non voglio nemmeno accennare alla babele dei media e dei loro attori. Insomma, per essere buoni, mi pare che siamo in una specie di limbo indefinito e indefinibile, fatto di situazioni molto poco rosee e di proclami altisonanti che solo preannunciano positivi cambiamenti radicali.
A chi credere?
Alla realtà così scarsamente entusiasmante o agli annunci di future meraviglie?
Ce lo dirà il 2022.
All’anno nuovo noi assegniamo tutto il bene che desideriamo, tutto quello che crediamo possibile e realizzabile. Lasciamo volentieri all’anno che sta per finire tutti i guai che ci hanno angustiato. Vogliamo una vita migliore, dato che quella dell’anno appena trascorso non ci ha gratificati.
Così si esprime il Passeggere di Leopardi alla fine del dialogo con il Venditore di almanacchi. ‘Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?’